Chi se
lo sarebbe mai aspettato che l’ultimo arrivato fosse il primo ad entrare in Paradiso.
Non era nemmeno una persona per bene. Era semplicemente un povero delinquente.
Lui stesso riconobbe la giustezza della condanna capitale che i Romani gli
avevano inflitto, eseguita con il più crudele dei supplizi, la crocifissione.
Eppure proprio a lui Gesù promise la grazia più grande: il paradiso, la
compagnia più felice: stare con Lui, l’immediatezza del dono: “Oggi, sarai con me, in paradiso”. La
parabola degli operai dell’ultima ora si è fatta realtà, gli ultimi sono diventati
i primi.
Era
difficile per gli Ebrei, eletti fin dalla prima ora, accettare che Gesù
chiamasse anche altri popoli a far parte del nuovo popolo e a lavorare nella vigna
del Signore con pari dignità e diritti. Anche il figlio maggiore, nella
parabola del padre misericordioso, era geloso del fratello minore trattato, a
suo parere, con troppo amore.
Ci è
stato chiesto di essere perfetti come il Padre. Superare la legge del dovuto,
non per infrangerla, ma per un di più di amore gratuito verso chi più ne ha bisogno.
Padre buono,
estirpa dal nostro cuore
ogni invidia
e contagiaci con la tua bontà.
Donaci la tua generosità,
il di più dell’amore,
così da dare senza misura
e godere del bene degli altri
come del nostro stesso bene
che da te riceviamo
con gratitudine.
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