«Quando
venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho
tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione» (Lc
22, 14-15).
Luca
inizia il racconto dell’ultima cena con una espressione suggestiva: “con
desiderio ho desiderato”. È una forma che esprime un superlativo, come già
appariva nella precedente traduzione della CEI: “Ho ardentemente desiderato”. È
un desiderio appassionato, nel quale traspare il desiderio stesso del Padre.
Nella parabola della pecora smarrita Gesù aveva già
fatto intuire la sua missione, che era quella di esaudire il desiderio del
Padre «che neanche uno di questi piccoli si perda» (Mt 18, 14). Adesso è giunta l’ora nella quale egli può finalmente
dare compimento a questa missione.
Gesù,
ripete Giovanni, ha un solo desiderio, compiere la volontà del Padre. Egli è
venuto per dare la sua vita, così che tutti abbiano la vita: «sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma
la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 6, 38). Non si
tira indietro neppure quando comprende che l’adempimento della missione del
Padre sarà dura, perché richiederà la sua morte: «Adesso la mia anima è
turbata. Che dovrei dire: "Padre, salvami da ciò che mi aspetta!"? Ma
se è proprio per questo che sono venuto!» (Gv 12, 27).
Non si contraddice neppure quando la prova si fa più
dura, appena poche ore aver manifestato il grande desiderio: «Padre mio, se è
possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi
tu!» (Mt 26, 39).
Adesso che finalmente è giunto il momento di attuare
il piano progettato da tutta l’eternità, quello per il quale si è offerto con
generosità – «Ecco, io vengo, Padre, per fare la tua volontà» – egli manifesta
tutta la sua gioia. Ha vissuto per questo momento, l’ha atteso con passione. Aspettava
con impazienza che si accendesse il fuoco che era venuto a portare sulla terra
fredda e buia: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che
fosse già acceso!». Bramava con ansia che giungesse il momento: «Ho un
battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia
compiuto!» (Gv 12, 49-50). È
la via tracciata dal Padre, per questo la brama e la desidera, con ardente
passione.
Adesso il momento tanto atteso è giunto. La sua
Pasqua è ormai lì che lo aspetta. Può finalmente
confidarlo ai suoi amici: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua
con voi, prima della mia passione».
Come sono diversi i nostri desideri e le nostre
passioni da quelli di Gesù. Lo
stesso verbo “desiderare” usato da Luca per Gesù è impiegato in maniera
negativa nelle lettere di Paolo e di Giacomo. Esso indica la concupiscenza, le
brame orientate al male che entrano a fare parte del catalogo dei vizi (cf. Rom 1, 24; Gal 5, 16; 1 Tim 6, 9; 2 Tim 3, 6; 1 Pt 4, 2; 1 Gc 1, 13).
Il
desiderio guida l’azione. Occorrono desideri grandi e belli, soprattutto in
linea con quelli di Dio. Meglio ancora, far proprio il grande desiderio
espresso da Gesù: dare la vita per gli amici. E desiderarlo ardentemente, così
da attuarlo.
Grazie che dai luce a questo grande "segreto" del cuore : il desiderio di amare ardentenente. Quando lo vivo nel Desiderio di Gesù non solo amo ma sono pienamente amata. Anche senza accorgermene anticipo da qui il Cielo.
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