Una
ottantina di persone, molte suore, tutte motivate, attente, prese.
Inizio con
quanto don Alberione racconta di sé, in terza persona:
«Vi fu un
tempo (anno scolastico 1906-1907) in cui egli ebbe una luce più chiara su di
una grande ricchezza che il Signore voleva concedere alla Famiglia Paolina: la
diffusione del Vangelo, che oggi è estesa ad una ventina di nazioni in varie
maniere, specialmente con le giornate del Vangelo» (AD 136).
«In quel
tempo si leggeva raramente e solo da qualche persona il Vangelo, come poco si
frequentava la Comunione. Vi era anche una speciale persuasione che non si
potesse dare al popolo il Vangelo, tanto meno la Bibbia. La lettura del Vangelo
era una quasi esclusività degli acattolici, che lo interpretavano secondo il
senso privato» (AD 139).
Per
questo don Alberione portava con sé sempre il Vangelo e invitava la Famiglia
Paolina a «pensare e nutrirsi di ogni frase del Vangelo» (AD 95).
Termino
con una “esortazione”:
Come don
Alberione il Vangelo “in tasca”.
Come
ancora suggerisce papa Francesco: «Leggere tutti i giorni un brano del
Vangelo, un passo per conoscere meglio Gesù, per spalancare il nostro cuore a Gesù, e così possiamo farlo
conoscere meglio agli altri». E conclude con un suggerimento molto pratico,
semplicissimo: «Anche portare un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, ci farà
bene. Non dimenticare: ogni giorno leggere un brano di Vangelo».
Alzarsi
al mattino e prima di prendere il caffè, prima di aprire il giornale, leggere
il Vangelo del giorno.
«Leggo
ogni giorno i Vangeli... – diceva Leonardo Sciascia – per me è come dare ogni giorno
la corda all’orologio». Allora gli orologi si caricavano ogni giorno.
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