Un’altra serata sulla Parola di Dio, questa
volta nella nostra parrocchia di Roma. Sempre in preparazione della giornata
della Parola di Dio proclamata da Papa Francesco per domenica prossima.
Il
Cantico dei Cantici è il libro che più ha offerto le parole e le immagini per
esprimere il rapporto d’amore con la Parola di Dio. Nei vari commenti a questo
testo sacro troviamo spesso l’identificazione tra lo Sposo e la Parola.
Si
leggono le Scritture, scrive Origene, ed ecco «lo Sposo arriva». Anche Ambrogio
quando legge le Scritture avverte il profumo della sua presenza e dice: «Ecco
chi io cerco, ecco colui che desidero». Girolamo spiegava alla vergine
Eustochio: «Preghi? Parli con lo Sposo. Leggi? È lui che ti parla». «Se sento
il mio spirito aprirsi all’intelligenza delle Scritture – scrive Bernardo di
Chiaravalle – o parole di sapienza escono in abbondanza dal fondo del mio
cuore, se la luce che mi è infusa dall’alto mi rivela i misteri... allora non
dubito più dell’arrivo dello Sposo».
C’è un
passo del Cantico che quasi riassume questa esperienza di intimità conoscitiva
e vitale con la Parola di Dio. È l’inizio stesso del libro, quando la sposa
dice: «Mi baci con i baci della sua bocca!». Le parole che escono dalla bocca
di Gesù sono come un bacio. Da bocca a bocca passa la Parola e il cuore
s’infiamma di fuoco: è l’amore.
Dio mi
bacia ogni giorno, rivolgendomi la sua Parola. Io posso lasciarmi baciare e
baciarlo a mia volta, ogni giorno, accogliendo e vivendo la sua Parola.
La Parola
della Scrittura ha tuttavia anche un “amaro” risvolto. Dopo averne gustato il
sapore nella bocca, una volta che il rotolo dell’Apocalisse scende nello
stomaco provoca crampi terribili. Il Veggente si contorce dal dolore: «in bocca
lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle
viscere tutta l’amarezza» (Ap, 10, 19).
Sì, la Parola
di Dio è come una spada tagliente, a doppia lama, direbbe l’autore della Lettera
agli Ebrei, che «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello
spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del
cuore» (4, 12). Nessuno esce indenne dalla frequentazione della Bibbia. Essa
ferisce l’intimo, turba, obbliga a confrontarsi con le realtà più vere, a
rivedere il proprio modo di agire.
Un Dio
che si insinua nell’umanità non può non dilatarne il cuore e la mente, fino
alla beatitudine che è insieme lacerazione di schemi angusti e di egoismi
nascosti. Ne provoca la “conversione”, una sterzata, un cambiamento di
itinerario, secondo l’iniziale appello di Gesù: «Convertitevi e credete al
Vangelo» (Mc 1, 15).
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