Mentre Elia veniva rapito in cielo su
un carro di fuoco, il suo mantello cadde ai piedi di Eliseo. Il profeta non era
riuscito a distaccare da sé il fedele discepolo, che lo aveva seguito di tappa
in tappa fin oltre il Giordano, attraversato a piedi asciutti dopo che le sue
acque erano state percosse con il mantello.
Eliseo lo raccolse e se lo pose
sulle spalle: lo spirito di Elia passava su di lui e lo avvolse penetrandolo.
Ogni volta che apa Pafnunzio
recitava il racconto, si sentiva rapito al cielo come il profeta, avvolto dal
suo carisma come il suo discepolo. Gli ardeva il cuore dello stesso zelo per il
Signore, provava il medesimo desiderio di incontrarlo faccia a faccia e di
percorrere la terra a ristabilire la sua giustizia. Teneva stretto l’invisibile
santo mantello, lo stesso che avvolgeva ogni monaco del deserto. Glielo aveva
consegnato apa Giovanni quando, giovane, si era posto alla sua scuola. Adesso
era vecchio, ma l’eredità ricevuto tant’anni prima non s’era invecchiata,
l’aveva custodita intatta.
Ogni volta che ripeteva il racconto
del mantello di Elia, da qualche tempo accanto all’esultanza s’affacciava
timido un pensiero, un lieve turbamento: a chi avrebbe trasmesso il mantello
ricevuto?
Stava per essere rapito anche lui in
cielo, anche se non sarebbe venuto un carro di fuoco a prenderlo. Non aveva
alcun discepolo a cui consegnare la propria eredità. Non che si sentisse
destinatario di un suo carisma personale. Egli era soltanto un povero, piccolo,
semplice uomo, nascosto in un deserto sperduto. Avrebbe semplicemente voluto
trasmettere quanto aveva ricevuto a sua volta, ma non aveva un discepolo. Tanti
erano venuto a chiedere consiglio: “Padre, dimmi una parola”. Ognuno aveva
felicemente seguito la propria strada, nessuno era rimasto a condividere il suo
cammino. Nella laura aveva tanti fratelli, ben sette; tutti fratelli, fratelli
cari, carissimi; nessuno suo figlio, nessun suo discepolo. Un monaco sterile.
Lo avrebbero sepolto con il suo mantello indosso.
Lo invase un senso di stanchezza.
Se ne dispiacque, perché si rese
conto che era soltanto un meschino ripiegamento su se stesso. Cacciò il
pensiero e riprese a recitare il racconto: “Elia fu rapito… un carro di fuoco…
Eliseo raccolse il mantello che era caduto”.
Il mantello era caduto? Elia non
l’aveva dunque consegnato, gli era semplicemente caduto. Qualcun altro l’aveva
fatto cadere ai piedi di Eliseo.
“E il mio mantello?”, si domandò apa
Pafnunzio. Un Altro avrebbe pensato a farlo cadere su qualcuno, anche se lui
non sapeva chi fosse. Non era suo lo spirito profetico, era di Dio e Dio
avrebbe avuto continuato a trasmetterlo.
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