In questi mesi ho allestito una biblioteca di letteratura oblata per essere facilmente consultata dai nostri studenti. In casa vi è una gloriosa, storica “Biblioteca oblata” che raccoglie gran parte delle opere prodotte dagli Oblati, che si sono cementati in tutti i campi, dalla teologia all’astronomia, dalla psicologia all’etnologia, dalla pastorale alla paleontologia, ma è difficilmente accessibile e ordinata per autore e non per materia.
La “Biblioteca oblata di consultazione”,
così l’ho chiamata, è invece più semplice e insieme più facilmente consultabile,
anche perché sempre è aperta a tutti. I libri vi sono disposti per materia:
biografie di sant’Eugenio, scritti suoi e dei suoi compagni, regole, superiori
generali, capitoli generali, studi sulla spiritualità oblata, storia della
congregazione, biografie di Oblati famosi… Inaugurata il 7 dicembre, ha già inizia ad essere frequentata!
È dedicata a padre Marcel Bernad (1860-1928).
Francese di origine, da giovane ha studiato e insegnato in Irlanda per poi
passare tutta la sua vita nello scolasticato di Liegi. Si è sempre interessato
dello studio, componendo fra l’altro un’opera di 500 pagine sulla formazione
dottrinale negli studentati di teologia. Nel primo centenario della nascita
della congregazione pubblicò una bibliografia sistematica degli Oblati, raccogliendo
4.000 titoli. Ha pubblicato anche il primo album fotografico con tantissime
foto storiche delle origini degli Oblati oggi non altrimenti reperibili.
«Gli Oblati di Maria Immacolata – ha scritto
– hanno ricevuto, come gli apostoli, la missione non di scrivere, ma di
predicare: Evangelizare pauperibus misit me. Essi vi sono rimasti
fedeli. Il numero delle missione e dei ritiri che hanno predicato sorpassa di
molto quello dei libri che hanno scritto». Nello stesso tempo riconosce che «scrivendo,
gli Oblati hanno fatto opera missionaria. Così nessuno si lamenterà se hanno scritto
dei libri; possiamo piuttosto avere l’impressione che non ne abbiano scritti abbastanza».
Era quello che pensava anche sant’Eugenio:
«È per mezzo della parola parlata e non della parola scritta che avvengono
conversioni in gran numero». Ma egli aveva anche l’impressione che gli Oblati
non studiassero abbastanza: «Chi potrebbe esentare da questo dovere sacerdoti,
religiosi che non solo devono essere il sale della terra, ma anche la luce del
mondo?». Ai giovani soprattutto raccomandava «di non trascurare lo studio, non
dico quello della teologia e della filosofia, ma anche delle belle lettere… Si
conosca bene la propria lingua, ci si eserciti nel servirsene. Sarà tempo
impiegato bene. Fate sprizzare il fuoco dalla pietra; perciò è necessario battere,
la scintilla si ottiene con l’urto».
Quando poi aprì le missione estere
iniziò a chiedere agli Oblati di scrivere, scrivere, scrivere… e pubblicare, per
far conoscere a tutti le meraviglie che la grazia di Dio compiva attraverso di
loro.
La foto di Marcel Bernad campeggia sulla
parete della nuova biblioteca (non a caso è ritratto con un libro in mano!).
Accanto alla sua le foto di tre famosi scrittori oblati, i primi due grandi
biografi di sant’Eugenio, Rambert e Ray e il primo grande storico della
congregazione, Ortolan.
Tra di loro anche il ritratto, quasi
sconosciuto, della sorella di sant’Eugenio, così, solo per affetto…
Infine il documento che segna l’inizio
degli Oblati, la domanda di autorizzazione rivolta ai Vicari generali di Aix dai
primi cinque che volevano vivere insieme, datata 25 gennaio 1816.
Un modo semplice per celebrare i
duecento anni dalla nascita.
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