domenica 6 dicembre 2015

7 dicembre 1825, un nome nuovo: Oblati di Maria Immacolata


Novena dell'Immacolata ai Santi Apostoli
Pensava che il viaggio a Roma sarebbe durato un mesetto. Era la prima volta (1825) che veniva nella città santa. Si accorse presto che oltre che essere santa Roma è anche “eterna”, come scrive nel diario. Così, in attesa che la Santa Sede approvasse la sua Regola, andava di chiesa in chiesa a implorare tutti i santi che prima di lui avevano vissuto a Roma. Sant'Eugenio era venuto a fare approvare la sua famiglia religiosa alla quale alla quale, all’ultimo momento, aveva dato il nome di Oblati di san Carlo (Vi immaginate se ci chiamassimo Oblati di san Carlo? Grande rispetto per il grande Borromeo, ma insomma…)
Il 29 novembre si recò nella chiesa di san Sebastiano e visitò catacombe di san Callisto.
Il 30 Santa Croce in Gerusalemme e Santa Maria Maggiore.
Il 2 dicembre santa Bibiana e di nuovo Santa Maria Maggiore.
Il 3 visitò cinque o sei chiese, tra cui sant’Andrea della Valle e la Chiesa del Gesù.
Il 4 “Un gran numero di chiese”, tra cui san Pietro in Vincoli, san Martino ai Monti, santa Susanna, san Bernardo alle terme, santa Maria delle Vittorie.

Finalmente la sera del 7 dicembre va ai Santi Apostoli per l’ultimo giorno della novena dell’Immacolata. Vi sono andato anch’io, quest’anno. Come allora ogni giorno presiede un cardinale diverso e tutto si svolge con molta solennità: un’usanza che risale agli inizi del 1700.
Il giorno dopo, dopo essere stato nella cappella Sistina per l’ufficio presieduto dal papa, sant'Eugenio nel pomeriggio si ritira in stanza a San Silvestro al Quirinale e scrive una lettera al papa nella quale tra l’altro domanda: «Vostra Santità approva che la Società prenda il nome di Oblati della Santissima e Immacolata Vergine Maria, invece del nome precedente, Oblati di San Carlo?».
Da dove spunta la richiesta di cambiare il nome? Forse proprio dalla sera precedente, il 7 dicembre 1825, durante la novena dell’Immacolata.

Il 22 dicembre scriveva: «Soprattutto che ci si rinnovi nella devozione alla santissima Vergine per essere degni di chiamarci Oblati dell’Immacolata Maria. E’ un passaporto per il cielo! Come mai non ci abbiamo pensato prima? Riconoscete che sarà tanto glorioso quanto consolante, per noi, esserle consacrati in modo speciale e portare il suo nome. Gli Oblati di Maria! Questo nome riempie il cuore e l’orecchio. Bisogna che qui vi confessi che ero molto meravigliato, quando si era deciso di prendere il nome che ho creduto di dover lasciare [Oblati di San Carlo], di essere così poco sensibile, di provare così poco piacere, direi quasi una specie di ripugnanza di portare il nome di un santo che è il mio particolare protettore e per il quale ho tanta devozione. Adesso me lo spiego: facevamo torto a nostra Madre, alla nostra Regina, a quella che ci protegge e che ci deve ottenere tutte le grazie di cui il suo divino Figlio l’ha costituita dispensatrice. Rallegriamoci, dunque, di portare il suo nome e la sua divisa».


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