Novena dell'Immacolata ai Santi Apostoli |
Il
29 novembre si recò nella chiesa di san Sebastiano e visitò catacombe di san
Callisto.
Il
30 Santa Croce in Gerusalemme e Santa Maria Maggiore.
Il
2 dicembre santa Bibiana e di nuovo Santa Maria Maggiore.
Il
3 visitò cinque o sei chiese, tra cui sant’Andrea della Valle e la Chiesa del
Gesù.
Il
4 “Un gran numero di chiese”, tra cui san Pietro in Vincoli, san Martino ai Monti,
santa Susanna, san Bernardo alle terme, santa Maria delle Vittorie.
Finalmente la
sera del 7 dicembre va ai Santi Apostoli per l’ultimo giorno della novena dell’Immacolata. Vi sono andato
anch’io, quest’anno. Come allora ogni giorno presiede un cardinale diverso e tutto
si svolge con molta solennità: un’usanza che risale agli inizi del 1700.
Il
giorno dopo, dopo essere stato nella cappella Sistina per l’ufficio presieduto
dal papa, sant'Eugenio nel pomeriggio si ritira in stanza a San Silvestro al Quirinale e
scrive una lettera al papa nella quale tra l’altro domanda: «Vostra Santità approva che la Società
prenda il nome di Oblati della Santissima e Immacolata Vergine Maria, invece del
nome precedente, Oblati di San Carlo?».
Da
dove spunta la richiesta di cambiare il nome? Forse proprio dalla sera
precedente, il 7 dicembre 1825, durante la novena dell’Immacolata.
Il
22 dicembre scriveva: «Soprattutto che ci si rinnovi nella devozione alla
santissima Vergine per essere degni di chiamarci Oblati dell’Immacolata Maria. E’ un passaporto per il cielo! Come
mai non ci abbiamo pensato prima? Riconoscete che sarà tanto glorioso quanto
consolante, per noi, esserle consacrati in modo speciale e portare il suo nome.
Gli Oblati di Maria! Questo nome riempie
il cuore e l’orecchio. Bisogna che qui vi confessi che ero molto
meravigliato, quando si era deciso di prendere il nome che ho creduto di dover
lasciare [Oblati di San Carlo], di essere così poco sensibile, di provare così
poco piacere, direi quasi una specie di ripugnanza di portare il nome di un
santo che è il mio particolare protettore e per il quale ho tanta devozione.
Adesso me lo spiego: facevamo torto a nostra Madre, alla nostra Regina, a
quella che ci protegge e che ci deve ottenere tutte le grazie di cui il suo
divino Figlio l’ha costituita dispensatrice. Rallegriamoci, dunque, di portare
il suo nome e la sua divisa».
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