venerdì 25 dicembre 2015

Natale con Salvatore Quasimodo


Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

La novena di Natale mi ha portato una poesia di Quasimodo. Che contrasto tra la pace del presepe e la guerra fuori del presepe. La pace del presepe – anche se per Quasimodo, nel suo agnosticismo, è solo finzione – nasce dal cuore di Cristo, mentre le guerre che scagliano il fratello contro il fratello, nasce dal cuore dell’uomo. Anche in questo poeta, creda o non creda, c'è una profonda nostalgia per Gesù e la sua pace che viene dal cielo "in eterno".
La domanda finale è rivolta a ognuno di noi, un invito ad uscire dal presepe per ascoltare e far nostro il pianto del mondo che ci circonda. Che non sia questo il primo passo perché la pace del presepe si irradia attorno?


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