Natale.
Guardo il presepe scolpito,
dove
sono i pastori appena giunti
alla
povera stalla di Betlemme.
Anche i
Re Magi nelle lunghe vesti
salutano
il potente Re del mondo.
Pace
nella finzione e nel silenzio
delle
figure di legno: ecco i vecchi
del
villaggio e la stella che risplende,
e
l’asinello di colore azzurro.
Pace nel
cuore di Cristo in eterno;
ma non
v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche
con Cristo e sono venti secoli
il
fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è
chi ascolta il pianto del bambino
che
morirà poi in croce fra due ladri?
La novena di Natale mi ha portato una poesia di Quasimodo. Che contrasto tra la pace del presepe e la guerra
fuori del presepe. La pace del presepe – anche se per Quasimodo, nel suo agnosticismo, è solo finzione – nasce dal cuore di Cristo, mentre le guerre che scagliano il fratello
contro il fratello, nasce dal cuore dell’uomo. Anche in questo poeta, creda o non creda, c'è una profonda nostalgia per Gesù e la sua pace che viene dal cielo "in eterno".
La domanda finale è rivolta a
ognuno di noi, un invito ad uscire dal presepe per ascoltare e far nostro il pianto del mondo
che ci circonda. Che non sia questo il primo passo perché la pace del presepe
si irradia attorno?
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