Interpretazione pittorica della statua dell'Immacolata che avrebbe sorriso a sant'Eugenio |
«Il pensiero si
volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni
in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza
di Dio… Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia
fatta carne… Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta
sintonia con il suo Figlio Gesù... Maria attesta che la misericordia del Figlio
di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno». (Papa
Francesco, Misericordiae Vultus. Bolla di
indizione del giubileo straordinario della misericordia, 24)
Leone XII, nel 1826, approvando Oblati,
affidò a questi missionari il compito di «ricondurre nel seno della misericordia
di Maria gli uomini che Gesù Cristo, dall’alto della croce, le ha voluto dare
per figli».
Poco
dopo, il 10 marzo 1828, riprendendo questo testo, sant’Eugenio scriveva: «Tutti noi facciamo
professione di devozione specialissima per la Madre di Dio. La Chiesa ci ha
imposto il dovere (dolce senza dubbio, ma sempre dovere) di propagare il suo
culto». Si comprende quindi la sua scelta di prendere
la direzione di santuari mariani, considerati come una missione permanente
nella quale si poteva esercitare in maniera eccellente la misericordia divina
verso i peccatori.
Negli
atti della visita al santuario di N. D. du Laus, 18 ottobre 1835, notava «un crescente afflusso di pellegrini che
accorrono ai piedi della nostra buona Madre, sicuri di incontrare sui gradini
del trono terrestre della Regina del Cielo zelanti ministri del suo divin
figlio, incaricati specialmente di riconciliare i peccatori sui quali questa
Madre di misericordia invoca con la sua potente protezione il perdono e la
pace. Da ciò tante conversioni… Non è uno spettacolo meraviglioso?».
Agli
Oblati nel santuario di N. D. de l’Osier, il 27 Febbraio 1848 scriveva: «Non
dimenticateci, nel vostro santuario, con la Madre delle misericordie. Spes nostra, Salve! Dobbiamo invocarla
sotto questo titolo perché non mi aspetto nulla dagli uomini».
Riguardo al santuario di Nostre Dame de la Garde, nella Lettera pastorale del 1° novembre
1852 parla degli Oblati come di «servitori dediti a Maria, che hanno consacrato
specialmente la loro persona a questa Vergine Immacolata, che sono mille volte
felici di essere i custodi dei suoi altari e i ministri delle sue misericordie
verso i popoli».
Sant’Eugenio chiama Maria: Madre
della Missione, Madre di misericordia, Madre delle anime, la Madre spirituale
di una innumerevole moltitudine di figli di Dio, la grande nemica del dominio
del diavolo, la dispensatrice delle grazie, piena di grazia, la sede, il
tesoro, la dimora, il santuario di tutti i favori divini, la scala di
misericordia sulla cui sommità poggia Dio stesso, l’Arca di Noè che salva il
genere umano dal naufragio, la Santa Vergine, piena di grazie, benedetta fra
tutte le donne…
Agli
Oblati – sono ancora parole raccolte dagli scritti di sant’Eugenio – il compito
di mettere in risalto i suoi privilegi, soprattutto quello dell’Immacolata
Concezione, propagarne il culto, condurre le anime alla Madre di misericordia,
porre tutti i lavori apostolici sotto la sua protezione, militare sotto i suoi
vessilli per la gloria di Gesù, dedicarle le nostre case e il popolo di ogni
missione, trasformare il più gran numero dei suoi santuari in luoghi di
misericordia e in fortezze apostoliche.
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