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I signor Giovanni di
Greccio, affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo
fanciullino addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le
braccia, sembrava destare dal sonno.
È la prima celebrazione del presepe, parola che deriva dal latino prae-saepis, e significa “davanti al recinto (del bestiame)”, quindi davanti alla
stalla.
Da allora quanti presepi sono stati costruiti nelle
nostre case…
È uno dei ricordi più bello che ho di quand’ero
bambino. Il babbo portava in casa, nell’andito, una cassa da filato, di legno
grezzo, allora oggetto così comune nella città tessile. La metteva rovesciata e
faceva da piano per la costruzione del presepe. Entrava allora in azine la mamma: la carta da pacchi arricciata e
colorata si trasformava in montagne, innevate con un po’ di farina; un lucido
foglio azzurro con le stelle gialle, attaccato al muto, diventava il cielo; la
borraccina sparsa qua e là dava la tonalità campestre e montanina. La capanna
era sempre la stessa. Un angioletto vestito d'azzurro pendeva dalla su sommità, sospeso a un filo
d’oro. E poi Maria, Giuseppe, l’asino e il bue, i pastori, le pecorine… Mi piaceva soprattutto il pastore con la lanterna in mano. Com’era
bello il presepe! Tutto era pronto per accogliere Gesù.
Era la nostra Novena di Natale.
Non può esserci Natale senza presepe. Altrimenti
dove nasce Gesù, per terra?
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