La Scuola Abbà
oggi ha terminato il suo anno accademico nella casa di Chiara. Non potevamo pensare
conclusione migliore. Nella sua cappella, dove abbiamo celebrato l’Eucaristia, Eli
Folonari, focolarina che ha vissuto con lei oltre 50, ci ha nuovamente raccontato
dell’importanza del luogo:
“Quando
l’architetto Marabotto ha progettato la casa di Chiara, ha disegnato il suo
studio attiguo alla cappella, messa al centro, al primo piano, perché anche
materialmente fosse al cuore della vita di Chiara. Non soltanto lo studio, ma
tutto ruota attorno alla cappella, la sala da pranzo, la biblioteca… Chiara approvò
subito il progetto.
Nel diario del 14 febbraio 1971, quando entrava nella nuova
casa, così scriveva: “Ti ringrazio, mio Dio, di questa casetta che, attraverso
il Movimento, m’hai donato. Qui, anche fisicamente, vivendoci, gira e rigira si
è sempre accanto a te; e questo facilita il pensarti… Tu mi dai la grazia
dell’intimità con te”.
Quando Chiara doveva scrivere il tema dell’anno o preparare
discorsi importanti, la porta che immetteva nella cappella era sempre aperta:
la sua scrivania era proprio davanti al tabernacolo, all’altare. La porta
rimaneva invece chiusa quando si celebrava la messa, si faceva la visita o si
dicevano insieme le preghiere della sera.
Successivamente la disposizione dello studio è cambiata
rispetto all’inizio. Allora qualche volta ho visto Chiara in cappella, mentre
scriveva stando seduta sul banco, oppure mentre passeggiava, pensando,
preparandosi forse per qualche discorso.
Quando c’era qualche incontro o quando andava a parlare,
chiamava noi di casa o altri che aveva attorno: entravamo in cappella, davanti
a Gesù eucaristia, e chiedeva lo Spirito Santo. Non chiedeva qualcosa di
particolare, chiedeva che lo Spirito Santo la guidasse, la illuminasse, che le
facesse dire quello che doveva dire. Quando poi tornava dagli incontri diceva:
“Sento una gioia”, soprattutto dopo il Collegamento – la conversazione
telefonica che la metteva in collegamento con tutto il Movimento diffuso nel
mondo – perché avvertiva di creare tra tutti l’unità, il testamento di Gesù
realizzato su ampia scala.
Anche durante l’ultima malattia il suo rapporto con Gesù
Eucaristia non è mai venuto meno. Quando in casa si muoveva a fatica, con le
flebo, passando vicino alla cappella si affacciava sulla porta e diceva
semplicemente: “Ciao, Gesù”.
Il suo cammino si
è concluso proprio con Gesù Eucaristia”.
Apreciado Fabio. La oración al final de tu comentario al evangelio de la Tempestad y Presencia de Jesús fué el final de mi homilía de hoy. A la sacristía vino una pareja a tomar la fotos de mis dos páginas de traducción al español de lo que escribiste. Gracias por la Luz que nos llega! Leo con mucho gozo tus posts. Rodrigo Ortiz ofm en Medellín
RispondiEliminaGrazie, Padre Fabio!
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