Pasquale Foresi è partito per il cielo.
Qualche mia nota di lettura su un suo capolavoro:
La preghiera «è il momento nel
quale si esce da tutta una realtà contingente che ci affatica e ci addolora,
per essere a contatto con lui, per trovare lui, per vivere nella nostra casa…
finalmente torniamo a casa, nel nostro vero mondo, il mondo della Trinità».
Sono parole di Pasquale Foresi che
mi sono tornate alla mente leggendo il suo ultimo libro, Dio ci chiama. Conversazioni sulla vita cristiana. Ho gustato una
conversazione al giorno, negandomi esplicitamente il piacere di tracannare il
libro tutto d’un fiato, avrei rischiato l’ubriacatura. Sono pagine che vanno centellinate
come quando si beve un vino pregiato, invecchiato con cura, per assaporarne il
gusto fino in fondo. Mi hanno astratto dal vortice della vita quotidiana
trasportandomi, come per magia, in un’altra dimensione, nel mondo del divino:
mi hanno riportato a casa! Ma non mi hanno distratto dal lavoro e dalla trama
dei rapporti con quanti mi circondano. Al contrario, hanno insaporito il
quotidiano facendomelo ritrovare “casa”.
Foresi ti parla. Non scrive,
conversa. Ma senza disperdersi in lungaggini, come inviterebbe a fare la
conversazione. Sempre essenziale, com’è nel suo stile, senza tuttavia diventare
asciutto. Anzi è caldo, convincente, come si conviene in una conversazione. I
suoi “Colloqui” non sono una finzione letteraria, ma una reale serie di
tematiche indirizzate a un pubblico vero. Più che scritte sembrano trascritte
da una registrazione, tanto sono dirette e immediate. Leggendole hai
l’impressione di essere lì, davanti a lui. Non leggi, ascolti.
Quella della conversazione è una
forma di comunicazione che uomini illustri hanno fatto propria. Basti pensare
alle Collationes di Giovanni
Cassiano, agli Entretiens di Francesco
di Sales o a quelli di Vincenzo de’ Paoli. Questi grandi si intrattenevano
familiarmente con i discepoli e offrivano consigli, indicazioni, insegnamenti
concreti sulla vita spirituale. La racconta dei loro “intrattenimenti” sono
divenuti dei classici della spiritualità cristiana.
Foresi non si intrattiene con
monaci come Cassiano, o con suore come Sales, o con preti come de’ Paoli, ma
con laici. È uno dei segni dei tempi, di quei tempi nuovi nei quali la santità
non è più appannaggio di pochi, ma vocazione delle masse. Il Vangelo dilaga
nella vita di ogni giorno e torna ad essere, come agli inizi del cristianesimo,
il libro di ogni cristiano.
Che si tratti di conversazioni “evangeliche”
balza immediatamente all’evidenza dal modo di citare le Scritture. A differenza
dei libri scritti, pieni di cf.
seguiti da una infinita serie di cifre del tipo Es 33, 20-23, Mc 10, 21, 1 Gv 4, 16…, in un libro parlato i testi
della Bibbia sono riportati per intero. Si leggono integralmente i versetti 20,
21, 22, 23 del capitolo 33 del libro dell’Esodo, il versetto 21 del capitolo 10
del Vangelo di Marco, il versetto 16 del quarto capitolo della prima lettera di
Giovanni… (sono esattamente i testi della prima conversazione su “Dio è
Amore”). Nell’antichità si faceva proprio così. Si conosceva la Bibbia a
memoria e la si citava distesamente. Da quando Robert Stephanus nel 1500 operò la
divisione della Bibbia in versetti, oltre che in capitoli, si è preso a
rimandare al testo biblico mediante le referenze, col rischio che esso sia
semplicemente supposto. Chi va, di fatto, a consultare tutte le referenze
indicate (e più sono e più il lavoro sembra acquistare carattere di erudizione).
Le “conversazioni” di Foresi sono così una lettura sapienziale della Parola di
Dio. I brani scelti non vengono soffocati da esegesi minuziose e pesanti o da
quel tipo di “lectio divina”, oggi tanto in voga, che a volte è talmente
esauriente da non lasciare al lettore la pur minima possibilità di un suo
apporto personale. Il commento qui è chiaro, discreto, lascia intuire,
suggerisce e poi si ritira fermandosi alla soglia del mistero, dove il lettore
è invitato ad entrare con atto personale e libero. Si è coinvolti nella conversazione
e soprattutto ci si deve decidere. La Parola di Dio è un appello che domanda
una risposta.
Il metodo di Foresi è diventato
quasi una rarità. Dovrebbe fare scuola in modo da riappropriarci veramente del
testo sacro così da lasciarlo fluire sulle labbra e nella mente e nel cuore.
«La Sacra Scrittura – egli scrive – prende tutto l’essere umano, arriva a
nutrirlo, sia nella sua parte più spirituale (quella che riguarda la nostra
unione con Dio, l’apice dell’anima nostra), sia nell’intelligenza. Di più, la parola
di Dio, la Sacra Scrittura, ricompone in certo modo quell’armonia fra anima e
corpo intaccata dal peccato originale (…). Ci fa avanzare nella vita
spirituale, ci fa avanzare in tutta la costruzione cristiana, edifica il
cristianesimo, edifica Cristo e, edificando Cristo, porta all’eredità eterna»
(p. 35-36).
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