Il giorno precedente era cominciato alle tre del mattino ed
era terminato a notte fonda, dopo un lungo viaggio. Nel pomeriggio, complice la
stanchezza e il caldo, mi sono addormentato profondamente. Mi sveglia il pianto
di un bambino che correre e poi si ferma, forse è arrivato a casa. Continua a singhiozzare,
disperato… Faccio fatica a rendermi conto di dove sono. So soltanto che quel
pianto mi è familiare, lo riconosco, è il solito pianto di un bambino.
Lentamente riprendo coscienza: sono a Kinshasa.
Immediata la sorpresa. Non mi
ero reso conto che quel bambino era un africano. Avevo sentito semplicemente il
pianto di un bambino, uguale al pianto di tutti i bambini, indipendentemente
dalla lingua che parlano o balbettano, dal colore della pelle, dalla cultura…
Quando un bambino piange, piange e basta. Piange come piange un bambino.
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