martedì 16 giugno 2015

Pasquale Foresi: Per una santità di popolo / 2


Pasquale Foresi, teologo e pensatore colto, sa mettersi alla portata di tutti. Essenziale, va al cuore del messaggio cristiano.
Centrale, nel suo pensiero, il senso della universalità della vocazione cristiana e della sua radicalità. Lungo la storia della Chiesa è ricorrente una duplice tentazione. La prima è restringere la cerchia di quelli che sono chiamati a vivere il Vangelo in tutta la sua integrità. I laici sono i primi ad essere “esentati” da certe pagine evangeliche, forse proprio quelle che Gesù dettava alle “folle”, a “tutti”. Giovanni Crisostomo rivendicava già per ogni laico il contatto costante con la Scrittura. Parlando al suo popolo così si esprimeva: «Alcuni di voi dicono: “Io non sono un monaco” (...). Ma è qui che vi sbagliate, perché credete che la Scrittura riguarda solo i monaci, mentre essa è ancor più necessaria a voi fedeli che siete in mezzo al mondo». Foresi, come il Crisostomo, aiuta a prendere coscienza che le parole del Vangelo sono rivolte «a tutti, ai laici e ai sacerdoti, ai coniugati e alle vergini» (p. 14). «Il cristiano - scrive ancora - ha la vocazione caratteristica a vivere di Dio, ad essere di un altro mondo. Questa vocazione cristiana non è riservata a pochi, né ad un Movimento particolare della Chiesa: è fatta per tutti. Tutti, nella varietà delle diverse vocazioni, devono riscoprire Dio, riscegliere Dio in ogni giorno, in ogni ora, in ogni atto della loro vita» (p. 26). La scelta di Dio, leggiamo più avanti, si esplicherà in molte mansioni: «uno resterà a casa, si sposerà, un altro entrerà in monastero, ci sarà chi diventerà sacerdote, o chi rimarrà nel mondo a lavorare in un determinato settore. Ma tutto questo è secondario. Ciò che è necessario è l’atto totale d’amore a Dio, l’atto fondamentale della vita cristiana. E bisogna sempre rinnovarlo, bisogna sempre ricordarsi della donazione totale di noi stessi a Dio» (p. 98).
Inoltre Foresi aiuta a prendere coscienza della radicalità chiesta a tutti nel vivere il Vangelo. La vita cristiana è una vita esigente. Il capitolo su “La scelta di Dio” si apre con il brano del Vangelo di Luca dove Gesù chiede di “odiare” padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle, la propria vita e di prendere la croce per seguirlo. Il commento non addolcisce per niente le parole di Gesù: «Anche nella vita familiare – leggiamo – occorre premettere l’adesione totale a Gesù. Non è un invito, un consiglio, che si può seguire o no: è una condizione per essere suoi discepoli» (p. 18). Si fa notare che anche il distacco dalle ricchezze è richiesto a tutti, come uno dei cardini dell’insegnamento di Gesù, «ed è uno dei punti nel quale il nostro cristianesimo lascia maggiormente a desiderare» (p. 20). Gesù «esige il distacco dei beni», così come richiede che «l’amore a lui sia assolutamente sopra l’amore che portiamo a noi stessi» (p. 77). Senza questa radicalità evangelica «rimarremo rachitici nella vita spirituale, ci fermeremo necessariamente, divenendo oggetto di derisione da parte di chi ci osserva». E qui Foresi non ha paura a mettere il dito nella piaga: «Diciamoci la verità, quante volte noi cristiani appariamo deformi anche nella nostra umanità, quasi sembrino avere un equilibrio più armonico quelli che non hanno impostato la loro vita su principi soprannaturali? Ciò dipende dal fatto che il nostro cristianesimo è un cristianesimo incompleto» (p. 22-23). L’obiettivo del libro è quello di presentare un cristianesimo integrale, capace di formare non delle “anime” cristiane, ma persone intere, pienamente realizzate anche nella propria umanità.


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