Pasquale Foresi, teologo e pensatore colto, sa mettersi alla portata di tutti. Essenziale, va al cuore del messaggio cristiano.
Centrale, nel suo
pensiero, il senso della universalità della vocazione cristiana e della sua radicalità.
Lungo la storia della Chiesa è ricorrente una duplice tentazione. La prima è
restringere la cerchia di quelli che sono chiamati a vivere il Vangelo in tutta
la sua integrità. I laici sono i primi ad essere “esentati” da certe pagine
evangeliche, forse proprio quelle che Gesù dettava alle “folle”, a “tutti”. Giovanni
Crisostomo rivendicava già per ogni laico il contatto costante con la Scrittura.
Parlando al suo popolo così si esprimeva: «Alcuni di voi dicono: “Io non sono
un monaco” (...). Ma è qui che vi sbagliate, perché credete che la Scrittura riguarda
solo i monaci, mentre essa è ancor più necessaria a voi fedeli che siete in
mezzo al mondo». Foresi, come il Crisostomo, aiuta a prendere coscienza che le
parole del Vangelo sono rivolte «a tutti, ai laici e ai sacerdoti, ai coniugati
e alle vergini» (p. 14). «Il cristiano - scrive ancora - ha la vocazione
caratteristica a vivere di Dio, ad essere di un altro mondo. Questa vocazione
cristiana non è riservata a pochi, né ad un Movimento particolare della Chiesa:
è fatta per tutti. Tutti, nella varietà delle diverse vocazioni, devono
riscoprire Dio, riscegliere Dio in ogni giorno, in ogni ora, in ogni atto della
loro vita» (p. 26). La scelta di Dio, leggiamo più avanti, si esplicherà in
molte mansioni: «uno resterà a casa, si sposerà, un altro entrerà in monastero,
ci sarà chi diventerà sacerdote, o chi rimarrà nel mondo a lavorare in un determinato
settore. Ma tutto questo è secondario. Ciò che è necessario è l’atto totale
d’amore a Dio, l’atto fondamentale della vita cristiana. E bisogna sempre
rinnovarlo, bisogna sempre ricordarsi della donazione totale di noi stessi a
Dio» (p. 98).
Inoltre Foresi aiuta a prendere coscienza della radicalità chiesta a
tutti nel vivere il Vangelo. La vita cristiana è una vita esigente. Il capitolo
su “La scelta di Dio” si apre con il brano del Vangelo di Luca dove Gesù chiede
di “odiare” padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle, la propria vita e
di prendere la croce per seguirlo. Il commento non addolcisce per niente le
parole di Gesù: «Anche nella vita familiare – leggiamo – occorre premettere
l’adesione totale a Gesù. Non è un invito, un consiglio, che si può seguire o
no: è una condizione per essere suoi discepoli» (p. 18). Si fa notare che anche
il distacco dalle ricchezze è richiesto a tutti, come uno dei cardini
dell’insegnamento di Gesù, «ed è uno dei punti nel quale il nostro
cristianesimo lascia maggiormente a desiderare» (p. 20). Gesù «esige il distacco
dei beni», così come richiede che «l’amore a lui sia assolutamente sopra
l’amore che portiamo a noi stessi» (p. 77). Senza questa radicalità evangelica
«rimarremo rachitici nella vita spirituale, ci fermeremo necessariamente,
divenendo oggetto di derisione da parte di chi ci osserva». E qui Foresi non ha
paura a mettere il dito nella piaga: «Diciamoci la verità, quante volte noi
cristiani appariamo deformi anche nella nostra umanità, quasi sembrino avere un
equilibrio più armonico quelli che non hanno impostato la loro vita su principi
soprannaturali? Ciò dipende dal fatto che il nostro cristianesimo è un
cristianesimo incompleto» (p. 22-23). L’obiettivo del libro è quello di
presentare un cristianesimo integrale, capace di formare non delle “anime”
cristiane, ma persone intere, pienamente realizzate anche nella propria umanità.
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