Mi scrive un amico dal sito
archeologico dell'antica città di Teotihuacan, con le sue piramidi dedicate al
Sole e alla Luna: “Un complesso impressionante che risale ai primi secoli dopo
Cristo e che è stato alla radice delle culture successive degli Aztechi, dei
Maya, ecc. Una cosa che fa impressione è che su queste piramidi messicane si
facevano sacrifici umani e che in particolare si offriva agli dei il cuore.
Morire così era una cosa molto onorevole e aveva un preciso scopo: convincere
gli dei a far sorgere ancora il Sole, la Luce. A prima vista, una cosa
scioccante. Ma guardato più dall’Uno, forse un’arcana intuizione di realtà
profonde: non è forse vero che Dio non vuole da noi sacrifici di animali o
altre cose, ma proprio il cuore? E che ogni Luce ha sempre chi la paga? Pensando
poi alla realtà cristiana, che non è tanto ascesa a Dio quanto piuttosto
discesa di Lui, il pensiero è andato oltre: la verità è che il Padre in Gesù ci
ha donato il suo “cuore", il Verbo, e questo cuore, offerto una volta per
tutte sull’“altare" del mondo, ogni giorno ci è donato nell’Eucaristia!”
Anche a me avevano fatto
grande impressione quei luoghi. Li ho visitati proprio durante la Settimana
Santa e anche a me avevano parlato in questo senso.
Leggo dal diario di allora: “21
marzo, solstizio di primavera. Gruppi di persone le più varie, rigorosamente
vestite di bianco, le braccia alzate, il volto rivolto al cielo, ne raccolgono
i raggi per lasciarsi inondare dall’energia vitale che emana dall’astro. Raccolti
davanti alle antiche steli e agli altari, o più semplicemente in radure ai
piedi della piramide, cantano, danzano a passi lenti, pregano evocando i padri
e proclamandosi fedeli alle tradizioni da loro tramandate.
Sono canti pacati e lenti, ma dietro mi pare quasi d’udire
le grida delle migliaia e migliaia di uomini donne e bambini che qui, come
sulle altre alture, venivano immolati a divinità assetate di sangue: la morte
era la via che assicurava la rinascita e la continuità della vita. Non posso
non ricordare che proprio oggi, solstizio di primavera, è il Venerdì santo, e
penso al sacrificio di Gesù, un Dio che non esige vittime e sangue umano, ma
che si offre lui stesso vittima e sparge lui stesso il proprio sangue. Il suo
sacrificio ha abolito ogni altro sacrificio, la sua morte è la vera via alla
vita più piena: ci dona la sua stessa vita divina”.
Nessun commento:
Posta un commento