Sant'Eugenio predica la missione a Remollon nel 1819 |
«Gli Oblati di
Maria Immacolata hanno ricevuto, come gli apostoli, la missione non di
scrivere, ma di predicare: Mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai
poveri. Essi vi sono rimasti fedeli. Il numero delle missione e dei ritiri
che hanno predicato sorpassa di molto quello dei libri che hanno scritto». Queste
parole, con le quali M. Bernad apre una raccolta bibliografica dei primi cento
anni di vita degli Oblati, esprimono appieno la convinzione che animava
sant’Eugenio.
Egli era l’uomo
della parola. Prima di tutto perché credeva nell’efficacia sacramentale
dell’annuncio missionario. Considerava le missioni come l’autentico annuncio
della Parola, affidato da Gesù ai suoi apostoli: «Sono la stessa predicazione che Gesù Cristo
aveva imposto ai suoi Apostoli che l’hanno fatta risuonare in tutto l’universo
(Rom. 10,17-18) (…) insegnano la stessa verità, promulgano le stesse leggi e si
realizzano con la stessa autorità, (…) ordinariamente manifestano in modo così
ammirabile la potenza della Parola di Dio per illuminare, consolare e salvare
le anime che, toccate dalla grazia e docili alla voce dall’Alto, corrispondono
alle proposte della divina misericordia». Eugenio era l’uomo della Parola anche
perché aveva il dono della parola, dell’eloquenza. La sua predicazione
attirava, incantava, trascinava.
Faceva affidamento
soprattutto sulla predicazione per la conversione dei peccatori, mentre aveva poca
fiducia nei libri. A P. Suzanne, che stava componendo un’opera apologetica
sulla religione cristiana, così scrive, il 25 agosto 1827: «La
grazia della conversione è fondamentalmente legata alla parola, è opera di Dio;
i miracoli si compiono attraverso di essa. È questa la rete misteriosa, quando
viene gettata nel nome di Gesù. Da san Pietro ai nostri giorni, e sarà così
fino alla fine dei tempi, è grazie alla parola parlata e non alla parola
scritta che avvengono le numerose conversioni.
Il criterio di discernimento che guidava costantemente
sant’Eugenio era quello dell’evangelizzazione. Non ammetteva distrazione
alcuna dalla predicazione delle missioni al popolo. Tutto il resto gli sembrava
una perdita di tempo, compreso scrivere libri. Tutto doveva essere in vista della predicazione: aveva fondato
una Società di “missionari” e tale voleva che fossero i suoi Oblati.
Era un po’ preoccupato, io uomo di libri… Finché mia
sorella mi ha detto: “Ma quanto hai parlato in vita tua!” Meno male… allora
sono in vocazione.
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