Ero un po’ sulle spine ieri pomeriggio. Chi
avrebbe dovuto venire a prendermi era in ritardo. Non mi piaceva arrivare in
ritardo all’appuntamento con una ventina di focolarine e focolarine di Roma che
mi aspettavano a Sacrofano, sulla Flaminia alle porte di Roma, per il loro
ritiro. Finalmente, dopo aver atteso un po’ sulla strada davanti al cancello,
vedo arrivare la macchina e partiamo, sotto un cielo grigio, con la nebbiolina
che appare appena lasciamo l’Anulare per inoltrarci sulla consolare, nella
campagna romana. Quando arriviamo nel grande complesso che ospita la Fraterna
Domus corro nella costruzione che mi viene indicata. Come previsto sono un
quarto d’ora di ritardo.
Sorpresa. Mi si apre davanti una vasta sala: 330
persone, dal Lazio, Molise, Sardegna, mi attendono in festa, mi accolgono con
un lunghissimo caloroso applauso e mi piazzano subito sul palco con i
microfoni. Non si tratta di una conversazione familiare come immaginavo; si
aspettano una conferenza seria. Per fortuna mi sono preparato. Devo presentare
l’Esortazione apostolica Evangelii
gaudium. Una vera sfida, alle quattro del pomeriggio, c’è il rischio che mi
si addormentino tutti. Invece l’attenzione è altissima e rimaniamo insieme un
paio d’ore con domande, interventi, in un crescendo di interesse. Anche questa
volta papa Francesco ha fatto centro.
Il suo è un documento davvero provocante, fin
dalle prime righe, quando descrive la Chiesa come lui la pensa e la vuole oggi:
una Chiesa “in uscita”, che non guarda se stessa, che non vive per se stessa. “L’intimità della Chiesa
con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione si configura essenzialmente
come comunione missionaria”.
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono
l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano. Di qui l’invito a osare: “Osiamo
un po’ di più di prendere l’iniziativa!”; “La comunità
evangelizzatrice accorcia le distanze, e assume la vita umana, toccando la
carne sofferente di Cristo nel popolo”. Mentre leggo mi appaiono davanti agli
occhi, in automatico, le immagini di papa Francesco in mezzo alla sua gente,
senza barriere, in immersione totale, icona vivente di come vorrebbe e vorremmo
la Chiesa.
Anche davanti a me ho una
icona vivente di Chiesa viva, 330 persone consacrate, che vive tra la gente. Mi
tornano alla mente le parole di un a meditazione di Chiara Lubich:
Ecco la grande attrattiva
del tempo moderno:
penetrare nella più alta
contemplazione
e rimanere mescolati fra
tutti,
uomo accanto a uomo.
Vorrei dire di più: perdersi
nella folla,
per informarla del divino,
come s’inzuppa
un frusto di pane nel vino.
Vorrei dire di più:
fatti partecipi dei disegni di
Dio
sull’umanità,
segnare sulla folla ricami di
luce
e, nel contempo, dividere col
prossimo
l’onta, la fame, le percosse,
le brevi gioie…
La settimana scorsa avevo
davanti a me, a Castelgandolfo, lo stesso popolo di Chiara, anche se là erano
1500. Anche in quel momento ho provato la gioia di trovarmi in una porzione di
Chiesa viva, che sta e che va, raccolta attorno al suo Signore e perennemente
“in uscita”.
Grazie di vero cuore per le notIzie come un "DONO".
RispondiEliminaArricchiscono anche chi non si puo' muovere ...ma cerca di Vivere!!!.
Grazie ancora.