“Signore mio e Dio mio”.
Quanti anni aveva quando il babbo, chinato su di
lui, sussurrava e gli suggeriva queste parole? Tre, quattro anni?
Il presbitero mostrava il pane consacrato nel
silenzio della chiesa del villaggio. Era Gesù, di nuovo sospeso tra cielo e
terra, che si offriva al Padre e univa Cielo e terra.
In quella sospensione d’un attimo, eppure eterna, l’adorazione
del babbo e del bambino:
“Signore mio e Dio mio”.
Pafnunzio imparava a conoscerlo, a riconoscerlo.
Il suo Signore e il suo Dio, innalzato, attirava tutti a sé.
Tutti. Anche lui.
Caro Fabio:
RispondiEliminaGrazie per le notizie di questo anno ,abbiamo visitato luoghi,
e incontrato persone.....abbiamo fatto un tratto di strada insieme,
che ci anno arricchito....grazie ancora e aspettiamo ogni parola con gioia!!!.
Grazie per la ricchezza del blog che ogni giorno visitiamo per conoscere persone ,luoghi geografici e luoghi dello spirito ,per pregare con le parole di Apa Pafnunzio che oggi rivediamo mantre apprende dal papà le prime preghiere che anche noi abbiamo imparato nella nostra infanzia .Buon anno da Pierangela
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