“La prima rapina a mano armata l’ho
compiuta a nove anni. In una salumeria.
Mi sono messo in fila,
ordinatamente, aspettando il mio turno”.
Salvatore si ferma un attimo e mi
guarda dritto negli occhi: “Ha capito bene, professoressa? Ho rispettato la
fila! Sono una persona seria”.
“Quando sono arrivato al banco ho
ordinato un panino. Il salumiere taglia il pane e mi chiede: Ragazzino, cosa ci
metto? Con calma estraggo la pistola e gliela punto: Imbottiscilo di soldi. Ha
tirato fuori alcune banconote dalla cassa e senza battere ciglio le ha messe
nel pane. Così sono uscito con il mio panino imbottito di soldi.
“Salvatore, naturalmente era una
pistola finta.”
“Come finta? Le ho detto che sono
una persona seria. Non crederà mica che giocassi con i balocchi”.
“Vedi che ho ragione a dirti che sei
una persona intelligente? Già a nove anni… Non sarebbe ora di farla funzionare
bene quella bella zucca?”
Salvatore mi sorrise e si rimette
seduto, contento che qualcuno riconosca finalmente le sue doti.
Una
delle mille storie che Anna Maria, maestra dei carcerati, ha condiviso questa
sera con noi, portandoci in un mondo terribile e fascinoso, dove svolge la sua
missione. Il frutto?
“Dottoressa, quando siamo con lei in
classe non ci pare neppure d’essere in carcere”.
Mi sento felice per avere letto questa esperienza dal carcere perchè mi fa comprendere che con la forza dell'amore espresso in quelle ore di lezione si esce veramente dal carcere. Allo stesso modo si può uscire dalla prigionia in sè stessi che attanaglia anchi chi è fuori dal carcere ma è chiuso nell'egoismo . Grazie da Pierangela
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