Natale a Roma |
Mimmo è sempre grande! Ecco la sua esperienza nel carcere di Kinshasa.
Carceri della capitale. Era la prima volta che mi trovavo a confessare
dei carcerati e l’ho presa come un’occasione per cominciare a vivere il Natale.
Dapprima ho sentito una certa repulsione nei loro riguardi, poi una
forte attrazione che cercavo di esprimere tramite le formule della confessione
in lingala, anche se lette in modo amatoriale. In ogni modo cercavo di rifarmi
alla fine di ogni confessione quando assicuravo ad ognuno, in francese o in un
lingala, che avremmo pregato per loro. E tanti ne erano visibilmente contenti.
Finite le confessioni individuali, all'incirca un centinaio di uomini e
qualche donna, i carcerati continuavano a cantare nell'attesa che la liturgia
penitenziale terminasse. Poi prendo la parola, davanti a tutti. Tento di
rivolgermi loro in lingala. Non viene niente. All'istante designano un
carcerato per tradurmi in francese. Mi faccio coraggio. Dapprima li saluto, li
ringrazio per il loro fervore e poi comincio a parlare di Mandela che in Africa
gode la stima di un eroe della riconciliazione. E dico che Mandela potrebbe
essere preso da esempio nella loro situazione. Come Mandela aveva fatto del
lungo tempo passato in carcere un tempo per consolidare le sue idee di
non-violenza, anche loro potevano entrare in questa mentalità per immettersi in
una novità di vita. Mandela aveva fatto del carcere un luogo dove coltivarsi e
preparare la sua azione futura per salvare il suo popolo dalla discriminazione
e della guerra civile. Pure loro potevano tentare di entrare in tale dinamismo
per ricercare il bene comune della società. Tanto più che a dire il vero
Mandela non aveva nessun crimine da scontare. I carcerati mi ascoltavano
assentendo a quanto dicevo e un bell'applauso ha coronato la mia breve
esortazione.
Ora mi propongo di essere più attento a cercare Dio nel mondo!
Su Padre Mimmo Arena vedi
Nessun commento:
Posta un commento