Entrare nei palazzi vaticani è
sempre un’esperienza emozionante. Ci si ritrova nel tempio della bellezza, dell’armonia,
del silenzio. Percorrere le “logge” – i corridoi che attorniano il Cortile San
Damaso e sulle quali si aprono sale e uffici – dà il senso di essere fuori dal
tempo. Qua è là, nei punti strategici, una guardia svizzera solitaria e
immobile, in una atmosfera rarefatta. Le sale si susseguono ampie, principesche,
coloratissime di affreschi, con soffitti a cassettoni o a volte dipinte. È un
tesoro inestimabile dell’umanità, nel quale i maggiori artisti d’ogni tempo hanno
lasciato l’impronta del loro genio.
Oggi ha ripercorso questi luoghi che
mi hanno portato nello scrigno incantato: la Cappella Sistina. Silenziosa,
senza turisti. Si è animata gradatamente di persone che hanno continuato a
rispettare la santità del luogo che, ancora una volta, è tornato a essere quello
che è, una cappella. E nella Cappella Sistina ecco arrivare la Cappella
Sistina, il coro polifonico che dai primi secoli del cristianesimo continua ad
animare le celebrazioni liturgiche del papa. Un’ora e mezza di meditazione sull’Avvento
e sul Natale attraverso il canto del gregoriano e le polifonie del Palestrina e
degli altri grandi del periodo classico. Un dono della Segreteria di Stato per
i suoi dipendenti e per il corpo diplomatico. Non appartengo a nessuna delle
due categorie, ma ho ricevuto inaspettatamente un invito, che mi ha concesso di
godere di questa armonia tra arte visiva e musicale.
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