In un tardo
pomeriggio di marzo del 1944 gli aerei alleati cominciarono a bombardare la
zona del Policlinico. Un tram numero 8 fu colpito in pieno. Alcune persone cercarono
scampo a ridosso del muraglione di Castro pretorio invocando la Madonna del
Divino Amore Il giorno dopo pochi fiori erano incastonati nelle fenditure della
parete. Un mese dopo c’era già un’immagine infissa nei mattoni.
La vide anche Emilio
Cecchi, lo scrittore, che ne parla in un racconto che pubblica nel 1952: “Mi
dette nell’occhio, appesa a mezz’altezza del muro castrense, in una rozza cornicetta
col vetro, un’immagine della Madonna… Era un’immagine piuttosto ordinaria, a
colori violenti ed ingrati: la Vergine col Figlio e due angioli sul genere d’una
oleografia… Alla nuova stagione m’aspettava una grossa sorpresa. L’immagine di
carta era stata sostituita da un’immagine di mosaico, racchiusa in una cornice
di marmo. Le placchette votive su tutta la parete si erano incredibilmente
moltiplicate. Più vistosa delle altre, una d’esse spiegava come avesse avuto
origine quella devozione: c’era stato il giorno d’una delle ultime incursioni
aeree su Roma, quando in codesto luogo alcuni passanti si credettero scampati
alle bombe per intercessione della Madonna”.
Nel 1960, in
occasione delle olimpiadi, la zona fu “pulita” e le targhe vennero portate al
santuario del Divino Amore. Le foto del dopo guerra riportano le immagini di quel
luogo tanto caratteristico da entrare anche in una scena del famoso film “Vacanze
romane”. Roma è disseminata di edicole dedicate alla Madonna del Divino Amore,
perché è quella che ha salvato Roma dalla guerra. Ce n’è una anche vicino a
casa mia, in fondo a via Madonna del Riposo, sul muro di Villa Carpegna. Ma
quella di Castro Pretorio è un po’ speciale…
Sto leggendo le
Lettere di Chiara Lubich, un libro straordinario appena pubblicato nella
collana delle Opere. E trovo che un giorno anche lei, come Emilio Cecchi, passa
davanti a quella edicola. È il 24 giugno 1950 quando scrive: “Strada facendo
passammo dinanzi alla Madonna del Divino Amore”. Conoscevo la lettera, ma avevo
sempre pensato che fosse passata davanti al Santuario. Nella nota leggo invece
che stava passando proprio sul viale del Policlinico, a Castro Pretorio. Mi
piacciono questi piccoli rilievi storico-geografici! Danno tanta concretezza…
Ma soprattutto che
ispirazione quella Madonna!
“in unità perfetta
patteggiammo d’essere sempre fuori di noi e cioè nel Puro Amore, quindi
sempre nella Vita perché non vivendo più noi, viviamo il fratello e quando
siamo soli viviamo Gesù in noi, con Gesù in noi.
Ricordammo che un
Santo disse che va più avanti nella via di Dio un’anima in quaranta giorni
se non si ferma mai che un’altra in 40 anni anche chiusa in un convento con
tutti gli aiuti per essere perfetta, se ogni tanto si ferma «nelle valli delle
imperfezioni e dei peccati veniali». (…) Abbiamo promesso personalmente a
Gesù d’esser sempre nell’amore perciò, legati gli uni agli altri in questo
proposito, veniamo formando come un sistema di “carrucole” spirituali che
solleveranno il mondo. (…) E non ci fermeremo. Ogni ostacolo sarà una spinta:
abbracciato in esso G.A. ci troveremo come per incanto molto più addentro nella
Trinità e con noi, trascinati i fratelli. Se per caso qualche attimo succederà
che ci fermiamo: «Viva G.A. fallimento: voluto, abbracciato, consumato in più
puro amore. È Lui il Puro Amore». Se alla sera dobbiamo dormire non è un
fermarsi. Ci mettiamo nella Piaga del Costato di Gesù dove s’è consumato il
Supremo dolore e lì ci ritroveremo il giorno appresso. E se morissimo di notte,
moriamo in Dio. Appena svegli un atto d’amore puro a Lui, senza entrare mai
nelle tenebre dell’io, che è covo di altri spiriti. E avanti. Così sempre. (…) Poi
pregheremo l’Amore in noi di non lasciarci mai più. L’anima nostra è stanza
Sua. E dunque che ci rimanga. (…) Correte ché la Luce sta accesa solo
nell’anima in cui l’amore è in moto, è vivo”.
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