Festa della SS. Trinità. Me ne rendo conto soltanto adesso, all'ultimo momento. Chissà perché ero convinto che questa domenica leggessimo il racconto della risurrezione del figlio della vedova di Nain... Chi mi conosce non prova nessuna meraviglia. In ogni caso quel racconto è straordinariamente bello...
Il Vangelo narra di tre risurrezioni. Quella della figlia di Giairo: come poteva Gesù non compiere il miracolo, vista l’insistenza del padre, la sua fede? Quella di Lazzaro: come poteva non ridargli vita, lui che era suo amico e che tanto amava? Ma questo ragazzo? Non sappiamo nulla né di lui né di sua madre. Gesù passi di lì per caso, in quel piccolo villaggio a 10 chilometri da Nazaret. Nessuno gli chiede la guarigione, nessuno lo prega, nessuno gli manifesta la fede intensa necessaria al miracolo.
Ma Gesù non passa mai per caso. Come esclama la gente a cose
fatte: «Dio ha visitato il suo popolo». Di sua iniziativa viene incontro a questa
nostra umanità sofferente simboleggiata da un funerale in pianto. È mosso a
compassione di una donna sola e disperata. Com-patisce, avverte in sé la
sua sofferenza, il suo dolore, fino a sentirla come sofferenza propria, come suo
dolore.
Gesù sa capire, come scrive la Lettera agli Ebrei, non è uno
che «non sappia prendere parte alle nostre debolezze»; gli stesso è «stato
messo alla prova in ogni cosa», fino a conoscere «forti grida e lacrime». Per
questo possiamo accorrere a lui «per ricevere misericordia e trovare grazia,
così da essere aiutati al momento opportuno» (4, 15-16).
La donna non lo ha supplicato, ma il suo pianto è la più
straziante delle suppliche e gli arriva dritto al cuore. Anche noi spesso non
sappiamo pregare, trovare le parole giuste con cui rivolgerci a Dio. Anche
attorno a noi tanti non sanno pregare, anzi la disperazione può portare a
bestemmiare e a maledire. Eppure Dio non sei sordo al grido dei poveri, dei senza
tetto, di chi subisce soprusi o è solo, disperato...
Gesù continua a passare per le nostre strade, incontra i
nostri funerali, e ancora si commuove. Non se ne sta discosto, non guarda da lontano.
La sua è una prossimità concreta e tangibile, come quando toccò fisicamente la
bara del ragazzo. Egli visita il suo popolo, ci capisce, condivide, assume il
nostro pianto, la nostra morte e in cambio ci dona la vita, perché egli è la Vita.
Inverte il cammino di chi sta andando al cimitero e lo riporta verso la vita,
la luce, la gioia.
Tre miracoli di risurrezioni, tre segni della sua piena e
definitiva risurrezione, che asciuga ogni lacrima, cambia il lutto in esultanza.
Grazie,carissimo padre Fabio!Ogni giorno le sue parole mi sono di aiuto e conforto! Alimentano la mia fede,rinsaldano la speranza che l' Unità è possibile e che Dio si serve dei pochi pani e pesci che gli doniamo ogni giorno,con fedeltà!
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