Cristiano Massimo Parisi, La memoria della Passione nel carisma di fondazione di san Paolo della Croce. Linee guida per una ermeneutica, EDB, Bologna2021,200 p.
Perché mettere insieme due libri tanto distanti tra loro non soltanto per la rievocazione storica, ma anche per l’approccio metodologico? Proprio perché nel modo di studiare il carisma di due fondatori – Paolo della Croce e Chiara Lubich – procedono in maniera diversa e complementare. Più che esporne i contenuti vorrei dunque attirare l’attenzione sulla metodologia impiegata.
Per Paolo della Croce
si inizia con l’esperienza del Fondatore, seguendo quattro aspetti ben
identificati: l’esperienza personale, gli scritti espressione di un pensiero e
di una vita, il magistero nella formazione e nella missione, il progetto di
fondazione. Si prosegue con la storia dell’Istituto, privilegiando
l’interpretazione del carisma offerto soprattutto dal magistero dei capitoli
generali, punto di convergenza del cammino dell’intero Istituto. Si guarda
infine a come il carisma è stato vissuto ed espresso da persone eminenti per la
loro testimonianza di vita.
Oltre il Novecento. Chiara Lubich, la storia, la letteratura e la società del nostro tempo, Lucia Abignente / Donato Falmi (edd.), Città Nuova, Roma 2022, 254 p.
Il libro su Chiara
Lubich segue un altro cammino, privilegiando l’indagine sincronica, guardando
all’ambiente storico e culturale nel quale ella ha vissuto. Un approccio
altrettanto ricco, rispetto al libro appena segnalato, che consente di cogliere
le affinità con il cammino di altri protagonisti del proprio secolo e insieme
le peculiarità che la contraddistinguono. Sorprendente le sintonie con grandi
protagonisti di quel secolo, con i quali Chiara non si è mai incontrata
personalmente, ma con i quali c’è stata una sorta di dialogo a distanza per la
condivisione degli stessi ideali e passioni: Dietrich Bonhoeffer, Simone Weil,
Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Giorgio La Pira, Michail Gorbaciov; segno
che lo Spirito Santo soffia dove vuole e come vuole, percorrendo sentieri
impensati e giungendo a muovere persone diversissime tra di loro e ad
orientarli verso una stessa direzione.
La scelta
metodologica, in questo caso, colloca il fondatore nel suo tempo e nel suo
ambiente, al di là di quello strettamente religioso, ecclesiale, spirituale. È
un metodo ricca di conseguenze, che consente di cogliere le sincronie e le
peculiarità. Aspetti che altrimenti diremmo originalissimi, sono invece
espressione di un sentire comune, frutto di un humus che ha prodotto e
alimentato soggetti diversi, con esperienze diverse eppure accomunati dagli
stessi aneliti, risposta ai “segni dei tempi”. Altri aspetti del messaggio di
un fondatore, che diremmo secondari o che nell’ambito della sua famiglia hanno
avuto scarso rilievo, possono essere messi in luce in maniera nuova da persone
che sanno leggere la sua storia dentro la grande storia.
Le diverse metodologie
adottate dalle due opere, quella “diacronica” e quella “sincronica”, possono alimentarsi
reciprocamente. Potremmo leggere Paolo della Croce in sincronia con il contesto
del Secolo dei Lumi (nasce nello stesso anno di Voltaire!) e farlo dialogare
con Alfonso Maria de Liguori, Luigi Maria Grignion de Montfort, Leonardo da Porto Maurizio, ma anche con
Cesare Beccaria. Per Chiara Lubich si potrebbe supporre un cammino diacronico con
quanti hanno condiviso il suo carisma e ne hanno messo in luce aspetti e
sensibilità diverse.
Due metodologie, due ermeneutiche complementari, a servizio della comprensione sempre più profonda del carisma e della sua continua attualizzazione.
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