«Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al
cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli
perché li distribuissero alla folla» (Lc 9, 11-17).
Ogni tanto, al congedo dalla Messa, mi piace ripetere le parole
di Tonino Bello: «La pace è finita, andate alla Messa».
La Messa comincia quando finisce. Una volta moltiplicati i pani
Gesù li dà ai discepoli «perché li distribuissero alla folla». Non è così anche
per noi? Dobbiamo portare l’Eucaristia alla folla. Forse è questa la vera
processione del Corpus Domini.
La processione del Corpus Domini risale a metà del 1200, in
Belgio, e fu presto estesa a tutta la Chiesa grazie al miracolo di Bolsena di
pochi anni più tardi. La celebriamo in mille modi. Come non ricordare l’infiorata
di Genzano o di Sutri e di chissà quante altre parti d’Italia? È davvero bello
portare Gesù Eucaristia per le nostre strade. Ricordo le processioni che ho
fatto col Papa da san Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore, lungo via
Merulana…
Penso ci sarebbe bisogno anche di un’altra processione, quella
che dovremmo fare ciascuno di noi al termine di ogni Messa: portare
ovunque Gesù e renderlo presente a casa, nell’ambiente di lavoro, nelle
istituzioni sociali, nei luoghi della nostra vita quotidiana, possiamo. Gesù
non si fa eucaristia per restare in chiesa, ma per uscire per le strade, per
dilatarsi sul mondo intero e lievitarlo verso i cieli nuovi e la terra nuova.
Egli ci trasforma in sé perché la nostra vita diventa sacramento
della sua presenza in mezzo all’umanità. Le specie eucaristiche si prolungano
nella nostra umanità. Come il pane e il vino servono perché Gesù si renda
presente nell’Eucaristia, così le nostre persone servono perché egli sia in noi
e cammini con noi, fino a che diventiamo noi stessi eucaristia per il mondo.
La messa comincia quando finisce.
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