Mentre stavano compiendosi i giorni in cui
sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in
cammino verso Gerusalemme (Lc 5, 51-62).
Un
vangelo difficile quello di oggi. Mette un po’ di paura.
È un
brano da leggere tutto d’un fiato, senza fermarsi troppo sui particolari, per
coglierne il messaggio d’insieme.
E il
messaggio è davvero forte.
Ormai
Gesù è deciso. Ha ben chiara la volontà del Padre su di lui: deve andare a
Gerusalemme per essere “elevato in alto” – una parola elegante per qualcosa di
terribile come la crocifissione – e così attirare tutti a sé, e dare a tutti la
vita, quella vita che dovrà perdere, proprio per donarla a noi.
“Elevato
in alto” è lo stesso verbo che Luca, negli Atti degli Apostoli, userà per l’ascensione.
La metà finale di Gesù è dunque il Cielo! Ma passa per Gerusalemme, il luogo
della crocifissione e della morte.
C’era
appena stata la trasfigurazione, durante la quale aveva parlato con Mosè e Elia
sulla sua morte. Aveva appena annunciato ai discepoli che sarebbe stato
consegnato nelle mani degli uomini.
È dunque
chiara la volontà del Padre su di lui. Allora non è più ammissibile alcun indugio ed egli parte deciso, senza permettere che niente e nessuno lo fermi.
“Prese
la ferma decisione”. Il testo greco è di una forza impressionante: Gesù
si volge verso Gerusalemme (verso la volontà del Padre, per quanto sia dura
quanto la morte) e “indurisce il volto”, fa la faccia dura, pronto a sfidare
tutto e tutti pur di compiere la sua missione, costi quello che costi.
I
quattro brevi episodi che seguono – il rifiuto dell’ospitalità da parte di un villaggio lungo il cammino e l’indugiare di una, due, tre persone che vogliono
condividere il viaggio con lui ma pongono certe condizioni – oggi non vanno
analizzati uno per uno. Dicono soltanto che Gesù ha fretta e va avanti in ogni
caso, che trovi alloggio oppure no, che trovi comprensione oppure no.
Anche
le risposte all’apparenza un po’ sprezzanti rivolte ai tre che vogliono seguirlo, ma che
prima hanno tante cose da sistemare, non sono rivolte tanto a loro. Sono
piuttosto un’occasione perché Gesù dica ad alta voce quello che sta facendo e
come lo sta facendo. Non ha tempo per tergiversare: sa dove deve andare e ci va
senza tante storie.
Poco
dopo lo dirà chiaramente: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto
vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarà battezzato, e come
sono angosciato finché non sia compiuto” (Lc
12, 49-50).
E
noi che stiamo lì a cincischiarci…
Sì,
un vangelo difficile quello di oggi. Mette un po’ di paura.
Oppure mette un po' di coraggio anche a noi per avere più grinta...
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