Il numero della rivista Nuova Umanità di maggio-giugno
2019 è interamente dedicato all’esperienza mistica fatta da Chiara Lubich nell’estate
del 1949 e conosciuta come “Paradiso 49”.
Abbiamo chiesto a Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro interdisciplinare
di studi “Scuola Abbà” e membro del comitato direttivo per la pubblicazione delle
opere di Chiara Lubich, di spiegarcene le motivazioni.
Padre Fabio, in questo numero della rivista,
accanto ad un testo inedito di Chiara Lubich che nel 1969 racconta il periodo di
contemplazione spirituale vissuto venti anni prima, si dà voce a protagonisti e
testimoni. Perché questa scelta?
Siamo ormai a 70 anni da quell’evento
accaduto nell’estate del 1949. Meritava di essere ricordato dalla nostra rivista.
Abbiamo dato la parola a Igino Giordani, Pasquale Foresi, Klaus Hemmerle, Marisa
Cerini, Giuseppe Maria Zanghí, Jesús Castellano, perché sono state le persone più
vicine a Chiara nel leggere e studiare i suoi scritti di quel periodo. Hanno fatto
parte di quel cenacolo di studiosi, la” Scuola Abbà”, che Chiara ha voluto attorno
a sé proprio per aiutarla a fare emergere la dottrina insita nell’esperienza del
1949. Nei loro scritti, per lo più inediti, che abbiamo pubblicato sulla rivista,
appare con limpidezza il loro apporto di studiosi. Nello stesso tempo viene in luce
la loro personale esperienza a contatto con Chiara e il suo vissuto: ne sono stati
profondamente trasformati. In questo senso essi sono davvero testimoni e insieme
protagonisti del Paradiso ’49. Li abbiamo scelti anche
perché hanno compiuto il loro “santo viaggio” terreno e crediamo che siano in quel
Paradiso al cui studio si sono tanto dedicati.
Sul periodo chiamato Paradiso ’49 per tanto
tempo c’è stata molta riservatezza, solo recentemente si è iniziato a pubblicare
dei testi legati a quel periodo, perché?
Perché Chiara aveva diritto a una sua
intimità. È stata un’esperienza di Dio molto profonda e personale, anche se fin
dall’inizio condivisa con quanti vivevano con lei. Di quanti mistici gli scritti
sono stati resi pubblici prima della loro morte? Per conoscere il diario di sant’Ignazio
di Loyola si sono dovuti aspettare 500 anni. Vi era inoltre il pericolo che il Paradiso ’49 fosse male interpretato. Al pari di ogni testo
mistico ha bisogno di essere introdotto e più ancora di condividerne il vissuto,
ricreando le medesime condizioni che ne hanno reso possibile l’evento, altrimenti
rimane soltanto vana erudizione. In quegli anni vi era poi una certa diffidenza
verso un Movimento così nuovo, capace di coinvolgere uomini, donne, ecclesiastici,
religiosi e religiose… Tanto più che era guidato da una donna.
Quel periodo di visioni e comprensioni, è stato
molto importante per Chiara Lubich e per gli sviluppi del Movimento dei Focolari
allora nascente. Può dirci qualcosa di più al riguardo? E quale significato hanno
oggi questi testi?
Il fatto che quegli scritti non siano
stati pubblicati integralmente non ha impedito che l’esperienza in essi espressa,
fosse condivisa e partecipata. Chiara Lubich si è sempre ispirata ad essi nel suo
insegnamento, a volte citandoli in maniera esplicita, anche senza indicarne l’origine.
Tutto il Movimento dei Focolari è stato costantemente alimentato dalla luce scaturita
da quell’esperienza, anzi è stato da essa forgiato. Il Paradiso ‘49 lo abbiamo già dentro,
più di quanto non immaginiamo.
Quei testi segnano l’inizio dell’Opera
di Maria in tutte le sue componenti, con le sue espressioni di vita e le iniziative
sociali e culturali. Essi sono anche una profezia che domanda ancora di essere attuata,
offrono una visione del progetto di Dio sull’umanità, indicano la via per la sua
incarnazione. In un momento di smarrimento e di incertezza come quello che stiamo
vivendo, il Paradiso’49 può aiutare a riscoprire il senso profondo della
nostra vita, della vita della Chiesa, della società, del cosmo intero, e orientare
verso la pienezza del suo compimento.
a cura di Anna Lisa Innocenti
Nessun commento:
Posta un commento