«Per me era come tornare a casa. Nella piccola baita di
Tonadico era nato mio papà Giuseppe e la zia Enrichetta. Il babbo si era poi
trasferito a Trento, ma d’estate, da bambina, venivo a trovare la zia. Ho
ancora nelle orecchie il fruscio delle foglie di pannocchie del materasso dei miei
sonni profondi, mi rivedo saltare sul fieno, correre nei prati, respirandone i
profumi».
Quando Chiara da Roma ci fece sapere che sarebbe
tornata in Trentino e avrebbe voluto passare qualche giorno di riposo in
montagna, pensai subito alla baita del babbo e della zia. Ormai era soltanto un
fienile, ma con un po’ di fantasia l’avrei trasformata in una reggia. Per me,
da bambina, lo era sempre stata, una reggia.
L’adattammo in un attimo. Di fronte alla porta d’ingresso,
il piccolo locale che fungeva da soggiorno e da sala da pranzo; c’era addirittura
un tavolo. A sinistra, nella parte adibita a cucinino, un piccolo fornello
elettrico e a destra un letto, rivestito da una copertina. Al di sopra, nel
sottotetto colle tegole a vista che era stato il fienile della baita, delle
brandine allineate una accanto all’altra. Tutto qui. Dimenticavo, c’era anche un
armadio issato con la carrucola che veniva utilizzata per tirar su le balle di
fieno. Non era una piccola reggia? Anzi, sarebbe stata un paradiso: “Baita
Paradiso”.
Che festa quando arrivammo quassù con la corriera
delle 18.00».
Così inizia il racconto sceneggiato che ho preparato
per la serata conclusiva di questo ritiro. (La corriera delle 18.00 è una
licenza poetica; in effetti non si sa bene a che ora arrivarono, ma vuoi
mettere “Che festa quando arrivammo quassù”, con “Che festa quando arrivammo
quassù con la corriera delle 18.00”). Recitazione perfetta da parte di un
nutrito gruppo di attori.
A parte questo particolare sono stati quattro giorni
pieni di un ritiro straordinariamente bello. Che gioia vedere in tutti la
gioia! Benché distribuiti in due sale per l’alto numero di persone, abbiamo
vissuto tutto all’unisono. Il nostro quartetto, Anouk, Cathérine, Giovanna e
io, è risultato molto affiatato. Non per niente siamo insieme ormai da quasi
cinque anni nella Scuola Abbà. Ringraziamo Dio!
Stasera si riparte per un’altra meta: l’India!
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