Ultimo
giorno in India, domattina, prestissimo, si riparte per Roma.
Giorno
di festa e di riposo, con l’insediamento solenne del nuovo consiglio
provinciale e la riconferma del provinciale, un piccolo gruppo a servizio della
missione oblata in India.
Inizio
la giornata salendo ancora una volta al colle del martirio di san Tommaso. È
presto e ci sono pochi pellegrini. È bello vederli pregare e cantare. Una
preghiera tattile, che ha bisogno di toccare ogni immagine, ogni statua, quasi
per un contatto fisico con il divino. D’altra parte questo è il santuario di
san Tommaso che vuole toccare le piaghe del Signore risorto. Mi fanno
impressione soprattutto questi uomini neri come il carbone, con cesti di
capelli ispidi, che pregano con le braccia aperte e con la semplicità dei
bambini scostano il sari della Madonna e pudicamente le accarezzano i piedi.
Quanta fede semplice e profonda!
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Provo
ad avanzare riserve critiche d’ordine storico su alcuni aspetti della presenza
di san Tommaso a Chennai, ma è tempo perso, qui la storia e la razionalità sono
limitatissime opzioni occidentali. La realtà è ben al di là della storia. Amen.
Non mancano poi le persone che mi chiedono di fare una foto con loro: dove la trovano una persona così esotica, bianca latte...
Avvicino
i pescatori mentre puliscono e preparano le reti per la pesca di domattina.
Un
mondo semplice, arcaico, che mi lascia un gusto buono dell’India.
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