sabato 28 ottobre 2017

Tutto, tutto, tutto


«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”». (Mt 22,30-34)

“Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Un tutto ripetuto tre volte. La totalità della mia persona interamente orientata verso Dio di cui sono la creatura, da cui dipende ogni fibra del mio essere. Con quanta forza e decisione Gesù staglia Dio davanti a noi: Dio è Dio!
Più lo si immagina infinito, onnipotente, al di là di ogni immaginazione – Dio è Dio! – più se ne intuisce la grandezza dell’amore: Dio è Amore e ama all’infinito con la potenza della sua onnipotenza. Il comando d’amarlo è solo la risposta al primato del suo amore, invito a rispondere al suo amore con l’amore, in un dialogo d’amicizia, di comunione, fino alla pienezza dell’unità.

Perché poi all’assolutezza del grande unico comandamento che orienta potentemente verso Dio – Dio è Dio! – si aggiunge quello che ha per oggetto un essere piccolo piccolo, soffio d’un istante? 
Il mio prossimo vale (anch’io valgo, non per niente Gesù vuoi che lo ami come me stesso) perché il amore di Dio per lui (per me) gli dà (mi dà) valore.
Sono perché sono amato da Dio; valgo perché sono da lui amato.
Lo stesso per il prossimo: in lui vedo l’amore di Dio fatto prossimo, il prossimo fatto Dio.

La mediocrità della vita spesso fa tradurre il grande imperativo con il mediocre un po’: amo Dio, certamente, ma con un po’ di cuore, un po’ di anima, un po’ di mente. Gioco al risparmio per investire altrove. Non è che non amo, ma eludo quella totalità parcellizzandola con idoletti che nascostamente si insidiano nel cuore, nell’anima, nella mente oscurando l’unico vero Dio.
Facciamo tante cose, anche belle, ma è sempre e tutto amore? Rimane soltanto l’amore e ciò che è fatto per amore.


Nessun commento:

Posta un commento