A Pordenone,
nell’ambito della Rassegna dell’editoria religiosa, ho presentato il libro
Parole di Vita, il primo delle Opere di Chiara Lubich. Mi ha intervistato Marco
Roncalli, storico, scrittore, giornalista, nonché nipote di papa Giovanni XXIII.
Fuori
della grande tenda pioveva a tutto spiano con tuoni e lampi, dentro un clima
bellissimo e gente contenta! È stata l’occasione per raccontare il libro a
tutto campo, spiegando anche cose che non ho scritto nella pur lunga
introduzione (“Un libro nel libro”, diceva Roncalli). Per esempio: perché negli
anni in cui era più intensa l’esperienza carismatica degli inizi abbiamo così poche
“Parole di Vita”? dal 1943 al 1951 soltanto 15. Allora è un mito la storia dei “primi
tempi” quando si viveva la Parola di Vita?
È che
adesso confondiamo la Parola di Vita con il commento alla Parola di Vita,
dimenticando che la Parola di Vita è appunto tale, la Parola di Dio. Quello che
conta è la frase della Scrittura che ci viene consegnata, non il commento. Si
viveva dunque agli inizi la Parola di Vita? Sicuramente e se ne sceglieva una
la settimana o ogni quindici giorni o ogni mese, senza una regolarità
prestabilita. E i commenti? Chiara li faceva certamente, ma non necessariamente
scritti. Spiegava la Parola scelta, offriva delle indicazioni su come viverla,
raccontava qualche sua esperienza. Poi la Parola del Vangelo passava di bocca
in bocca, assieme a quei commenti essenziali e, ogni volta che la si raccontava
ad altre persone, la si diceva con parole proprie, con nuove esperienza che
intanto si erano già condivise. Non soltanto la Parola era viva, ma era vivo
anche il commento, non fissato su carta, ma scritto sui cuori e quindi ripetuto
adattandolo alle circostanze, alle persone… Tanto dipendeva dall’ambiente che
si creava quando si parlava della Parola di Vita.
Altre
volte troviamo bellissimi commenti alla Parola di Vita di quel momento nelle
lettere che Chiara scriveva. In questo caso è evidente che commentava quella
Parola adattandola alla persone a cui scriveva.
Sarebbe
interessante rintracciare i testi di quegli anni riguardanti le Parole di Vita
e raccogliere le esperienze di chi allora le viveva, per capire come la si
commentava e la si trasmetteva.
Penso ci
siamo fissati troppo sul commento scritto che ci arriva mese per mese, pensando
che tutto si esaurisca nel leggerlo. È la fossilizzazione della Parola di Vita,
che invece va fatta propria, personalizzata, adattata, tradotta, interpretata,
con la creatività e la libertà dello Spirito.
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