Sui
marciapiedi della città, nel tepore autunnale, passeggiano gli anziani con
passo lento e incerto, accompagnati da persone di colore, i “badanti”, perlopiù
giovani, che vengono da Paesi lontani e s’adattano a tutto pur di lavorare per
vivere e far vivere la propria famiglia. S’adattano anche al passo lento delle
persone che guidano a prendere l’ultimo sole. Un fenomeno sempre più comune,
visto l’innalzamento dell’età e le possibilità sempre minori, per gli anziani,
di essere assistiti dai propri familiari.
Queste
scene quotidiane mi riportano alla mente un’immagine diversissima eppure
speculare: la nipotina di tre anni, indomita, che non si lascia avvicinare, e
che diviene improvvisamente remissiva quando deve mettere le scarpine. Docile,
se le lascia allacciare, consapevole che si tratta di un’operazione importante
e difficile, da adulti. Mi meraviglia il senso di gratitudine che sprizza dai
suoi occhi per un gesto per me così piccolo, per lei invece così grande.
Soprattutto mi meraviglia la gioia che nasce in me ogni volta che compio quest’umilissimo
servizio, forse perché non lo sento tale, ma un autentico atto d’amore, per
quanto apparentemente insignificante.
Mi sembra
questa una chiave di lettura per tante altre situazioni di ben più grande
rilevanza: l’accudire per anni e anni persone disabili, l’assistenza ad
ammalati cronici e terminali, la vicinanza ad anziani sempre più isolati nel
proprio mondo. Un sottobosco nascosto, onnipresente, senza gratificazioni. Non
è lo stesso che occuparsi di un bambino che cresce, s’apre alla vita e infonde
speranza. Siamo piuttosto davanti alla diminuzione delle forze fisiche e al
declino delle capacità mentali, che attraversa con sempre maggiore estensione
la nostra società. Allacciare le scarpe a un bambino o cambiargli il pannolino
è ben diverso che allacciarle a un anziano e cambiargli il pannolone.
Proprio
per questo dovremmo mostrare più attenzione, gratitudine, riconoscenza verso la
crescente ondata grigia e anonima di “badanti”, ma anche verso quei familiari
nascosti che seguono fino all’ultimo le persone di casa. Per una società umana
è necessario trovare le motivazioni del servizio alla dignità della persona,
soprattutto la più debole, e con esso la gioia del dono disinteressato, fin nel
più piccolo gesto di allacciare una scarpa.
Grazie per il blog , hai espresso un pensiero che mi accompagna spesso ;)
RispondiElimina