domenica 22 ottobre 2017

Allacciare le scarpe

Sui marciapiedi della città, nel tepore autunnale, passeggiano gli anziani con passo lento e incerto, accompagnati da persone di colore, i “badanti”, perlopiù giovani, che vengono da Paesi lontani e s’adattano a tutto pur di lavorare per vivere e far vivere la propria famiglia. S’adattano anche al passo lento delle persone che guidano a prendere l’ultimo sole. Un fenomeno sempre più comune, visto l’innalzamento dell’età e le possibilità sempre minori, per gli anziani, di essere assistiti dai propri familiari.
Queste scene quotidiane mi riportano alla mente un’immagine diversissima eppure speculare: la nipotina di tre anni, indomita, che non si lascia avvicinare, e che diviene improvvisamente remissiva quando deve mettere le scarpine. Docile, se le lascia allacciare, consapevole che si tratta di un’operazione importante e difficile, da adulti. Mi meraviglia il senso di gratitudine che sprizza dai suoi occhi per un gesto per me così piccolo, per lei invece così grande. Soprattutto mi meraviglia la gioia che nasce in me ogni volta che compio quest’umilissimo servizio, forse perché non lo sento tale, ma un autentico atto d’amore, per quanto apparentemente insignificante.
Mi sembra questa una chiave di lettura per tante altre situazioni di ben più grande rilevanza: l’accudire per anni e anni persone disabili, l’assistenza ad ammalati cronici e terminali, la vicinanza ad anziani sempre più isolati nel proprio mondo. Un sottobosco nascosto, onnipresente, senza gratificazioni. Non è lo stesso che occuparsi di un bambino che cresce, s’apre alla vita e infonde speranza. Siamo piuttosto davanti alla diminuzione delle forze fisiche e al declino delle capacità mentali, che attraversa con sempre maggiore estensione la nostra società. Allacciare le scarpe a un bambino o cambiargli il pannolino è ben diverso che allacciarle a un anziano e cambiargli il pannolone.
Proprio per questo dovremmo mostrare più attenzione, gratitudine, riconoscenza verso la crescente ondata grigia e anonima di “badanti”, ma anche verso quei familiari nascosti che seguono fino all’ultimo le persone di casa. Per una società umana è necessario trovare le motivazioni del servizio alla dignità della persona, soprattutto la più debole, e con esso la gioia del dono disinteressato, fin nel più piccolo gesto di allacciare una scarpa.


1 commento:

  1. Grazie per il blog , hai espresso un pensiero che mi accompagna spesso ;)

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