“Tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi
stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla
perfezione della carità”. Così la Lumen
gentium del Concilio Vaticano II al n. 19.
Le stesse parole aprono il libro di Antonio
Rosmini, Massime di perfezione: “Tutti
i cristiani, cioè i discepoli di Gesù Cristo, in qualunque stato e condizione
si trovino, sono chiamati alla perfezione, perché sono chiamati al Vangelo, che
è legge di perfezione… La perfezione del Vangelo consiste nel pieno adempimento
dei due comandamenti della carità: di Dio e del prossimo”.
Che sia stato Rosmini a ispirare il dettato della
Lumen gentium? Non si poteva certo
citare in nota perché la sua dottrina era stata condannata. Giovanni XXIII
aveva tuttavia letto e trascritto nei suoi diari queste parole del Rosmini ora
beato.
Sono alcune delle considerazioni che abbiamo
fatto con p. Vito Nardin, Superiore generale dei Rosminiani, con il quale mi
sono incontrato questa mattina assieme ad altri amici.
Un incontro arricchente, avvenuto nella
biblioteca ricca di un’infinità di libri di Rosmini e su Rosmini, un gigante
del pensiero del XIX secolo.
Non poteva mancare una visita alla
basilica tenuta dai Rosminiani. Un gioiello dell’antico Medioevo con affreschi
delle storie bibliche.
È san Giovanni a Porta Latina, basilica fondata
nel V secolo, subito dentro la Porta Latina, come dice il nome, nel luogo dove
la tradizione vuole che l’apostolo Giovanni sia uscito illeso da una pentola di
olio bollente… La cappellina del miracolo è proprio sull’altro bordo dell’antica
strada.
Evviva le tradizioni che ci hanno lasciato tesori
d’arte!
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