Oggi me ne indica 16, tra cui Santa Maria dell’Immacolata
Concezione, morta a Siviglia, Spagna, il
31 ottobre 1998: ha fatto presto ad essere riconosciuta santa! C’è una
delle prime martiri di Roma, Lucilla; la Beata Irene Stefani, Missionaria della
Consolata, morta di peste in Kenia il
31 ottobre 1930, contagiata mentre curava gli ammalati; il Beato Giovanni Pantalia, martire, ucciso a Scutari, in Albania, il 31 ottobre 1947…
Mia mamma non manca
mai l’appuntamento con la rubrica “Ogni giorno un santo sul nostro cammino”, di
Radio Mater.
La Festa di Tutti
i Santi ci ricorda che ogni
giorno una schiera di santi ci accompagna nel nostro cammino, fanno il tifo
per noi, pregano per noi… Siamo proprio in buona compagnia.
La Festa di Tutti i Santi ci ricorda che anche noi
siamo chiamati a diventare santi.
Sant’Eugenio
de Mazenod ha nutrito un desiderio sempre crescente di santità.
L’ha
desiderata per sé e per tutti coloro ai quali era rivolto il suo ministero:
voleva condurre le persone ad essere prima ragionevoli, poi cristiane e infine
aiutarle a diventare sante.
L’ha
desiderata per gli Oblati, che supplicava: «In nome di Dio, siamo santi».
Ha
creato la comunità oblata come un luogo nel quale dovremmo arrivare ad una “santità
comune”.
Ha
abbracciato la vita religiosa come mezzo efficace di santificazione.
Ha
scelto la missione come ministero nel quale santificarsi e santificare,
ricordando
l’intrinseco
legame tra santità e missione.
Ha
vissuto in modo da raggiungere la santità.
Il
1° novembre 1818, i Missionari di Provenza, al termine del ritiro di sette
giorni, emisero i
voti per la prima volta: l’oblazione era una via concreta per raggiungere la
santità. Da allora, ogni anno, nella stessa data, si ripeteva la rinnovazione
dei voti: oblazione e santità sono la stessa cosa.
La Festa di Tutti i Santi ci ricorda la meta finale
della nostra vita, il Paradiso.
“Paradiso” è una delle ultime parole pronunciate da Gesù
sulla croce, rivolgendosi al buon ladrone:
“Oggi sarai con me in Paradiso”. È l’unica volta che nei Vangeli appare la
parola “paradiso”.
Papa Francesco, all’udienza di mercoledì scorso, ha
commentato in maniera commovente questo episodio, ricordandoci cos’è il
paradiso:
«Gesù lo promette a un “povero diavolo” che sul legno della
croce ha avuto il coraggio di rivolgergli la più umile delle richieste: “Ricordati
di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42).
Non aveva opere di bene da far valere, non aveva niente, ma si affida a Gesù,
che riconosce come innocente, buono, così diverso da lui (v. 41). È stata
sufficiente quella parola di umile pentimento, per toccare il cuore di Gesù…
Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno
un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci
entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la
misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra. Nell’ora
della morte, il cristiano ripete a Gesù: “Ricordati di me”. E se anche non ci
fosse più nessuno che si ricorda di noi, Gesù è lì, accanto a noi. Vuole
portarci nel posto più bello che esiste… Chi ha conosciuto Gesù, non teme più
nulla».