«Non è il
figlio di Giuseppe?». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni
di sdegno; si levarono… per gettarlo giù dal precipizio. (Luca 4, 21-30)
Cosa ha detto Gesù di tanto grave da provocare una
reazione così violenta?
Non ha minacciato i “guai” che gli sentiremo proferire
più avanti. Non ha apostrofato i paesani come “sepolcri imbiancati” o “razza di
vipere”. Non ha neppure espresso le dure esigenze per seguirlo: vendere tutto,
rinnegare se stessi, prendere la croce…
Cosa ha detto di tanto grave da sdegnare la sua gente
al punto da volerlo precipitare giù nel burrone?
Finalmente era giunto il profeta. Anzi, più di un
profeta. Non soltanto egli dice la parola di Dio, è egli stesso la Parola di Dio, è Dio. Sta
qui lo scandalo. Il Messia non sarebbe dovuto venire con potenza e gloria? Nessuno
avrebbe saputo da dove sarebbe giunto. Il divino deve essere sempre circondato
dall’alone del mistero. Come è possibile che la persona dell’Atteso coincida
con il vicino di casa, con una persona tanto normale, così conosciuta. “Non è
il figlio di Giuseppe?”. Anche loro a Nazareth, sapevano che da Nazareth non poteva
venire niente di buono.
Forse anche noi lo aspettiamo ammantato di gloria. Lo
immaginiamo sempre diverso da come egli è.
E se Gesù mi capitassi accanto nella vesta delle solite persone che incontro ogni giorno, con cui ogni giorno condivido la
vita normale, lo saprei accettare? Gesù lui? Gesù lei? Ma li conosco anche
troppo bene, ne so i limiti, i difetti… non possono essere Gesù. Non è il figlio
o la figlia del tale, non è una persona di casa? Come possono, lui o lei, essere
Gesù?
Dammi occhi
nuovi, Signore,
ogni giorno,
perché sappia
vedere sempre nuove
le solite
persone
che ogni
giorno
mi poni
accanto.
Che ti possa
riconoscere,
nel volto dei
fratelli,
anche quando
mi è difficile,
e in loro amarti
e servirti.
Che in loro,
anche quando
non mi aspetto niente di buono,
sappia vedere
il tuo volto.
Nessun commento:
Posta un commento