Celebrare i duecento anni di vita degli Oblati non significa
soltanto far memoria delle origini, ma anche del cammino compiuto in questi
anni.
È quanto ho cercato di fare ieri a Bologna nella nostra
parrocchia della Madonna della Fiducia. Dopo la messa solenne presieduta dal
nuovo arcivescovo, don Matteo Zuppi (vecchia conoscenza di Roma), ho mostrato
in breve alle persone lo straordinario ventaglio missionario che si è aperto
sul mondo intero, a partire dal quel 25 gennaio 1816: una storia meravigliosa.
Un esempio significativa, che copre quasi un terzo dei 200
anni, è proprio quello della nostra presenza a Bologna. Risale a subito dopo la
seconda guerra mondiale, quando agli Oblati fu affidata la valle dell’Idice e le
zone adiacenti: decine di parrocchie sprovviste di chiesa o con le chiese
distrutte dai bombardamenti. Il “gruppo missionario” partiva con un camioncino
attrezzato a cappella volante e si muoveva di paese in paese per la missione al
popolo, la visita alle famiglie. Erano alleggiati in alcune stanze della “casa
del popolo”, sede del partito comunista. Entrando nelle case delle famiglie invece
del quadro della Madonna o del Sacro Cuore trovavano quello di Stalin e di
Togliatti.
Alcuni anni più tardi, nel 1957, il nuovo arcivescovo, il
card. Lercaro, li invitò a “sedentarizzarsi” in un nuovo insediamento alla
periferia della città: le case popolari della zone delle Due Madonne. Le nuove
costruzioni erano sorte in semicerchio, lasciando in mezzo un grande terreno
dove trovò posto una cappella provvisoria e poi la chiesa della Madonna della
Fiducia costruita dagli Oblati. È bello e significativo vedere, anche oggi, la
chiesa proprio in mezzo alle case. Pur lavorando nella nuova parrocchia, gli
Oblati continuarono il lavoro missionario itinerante nell’intera diocesi e
oltre.
Ne è testimone il vecchio padre Giangiacomo Coati – ancora
al posto di combattimento –, che ha vissuto quasi metà dei duecento anni della
nostra storia!
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