A Sant’Eustachio, dove continuano
i nostri “dialoghi”, Adonella, con la sua mirabile interpretazione, ha fatto
rivivere il teatro di Jean Paul Sartre.
Non crede in Dio, Sartre, ma
anche lui, il giorno di Natale, nel campo di concentramento, non può fare a meno
di contemplare il mistero della Vergine Maria con suo figlio Gesù e, per amore
dei compagni di prigionia, scrive il suo pezzo teatrale, Bariona o il figlio
del tuono.
Uno dei gioielli è la
contemplazione della Madre:
«Cristo è suo figlio, carne della
sua carne e frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato per nove mesi e gli
darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio... Ella sente insieme che
il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che egli è Dio.
Ella lo guarda e pensa: “Questo
Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli si è fatto di me, ha
i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Egli mi
assomiglia. È Dio e mi assomiglia!”.
Nessuna donna ha avuto in questo modo
il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia
e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può
toccare e vive».
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