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I nostri amici di Firenze, più di sessanta, sono venuti a
Roma per festeggiare i 200 anni dalla nascita degli Oblati. Primo atto: passare
la porta santa di san Paolo fuori le mura, per celebrare l’anno giubilare. San
Paolo perché nessuno meglio di lui dice la natura della famiglia oblati:
missionari come l’apostolo delle genti. San Paolo perché gli Oblati sono nati
il giorno nella quale la Chiesa ricorda la sua conversione. San Paolo perché il
nome di sant’Eugenio è inciso sulla lapide dell’abside, a ricordo della sua
presenza quando Pio IX consacrò la basilica dopo che un incendio, trent’anni
prima l’aveva distrutta.
È seguita la classica visita ai nostri luoghi più cari: san
Silvestro al Quirinale dove sant’Eugenio viveva quando veniva a Roma, le stanze
di sant’Ignazio e quelle di san Filippo Neri, dove il fondatore degli Oblati ha
vissuto intense esperienze mistiche… Una gioiosa passeggiata nel cuore di Roma,
che aveva incantato sant’Eugenio e continua a incantare anche noi.
Ho avuto la gioia di esplicare la mia vocazione di guida
turistico-spirituale. Soprattutto ho avuto la gioia di condividere qualche
momento dell’esperienza di sant’Eugenio a Roma con famiglie, giovani, bambini, persone
di famiglia, la grande famiglia dei missionari Oblati.
Con sant’Eugenio abbiamo pregato:
lavorare
per te, vivere e morire per te.
Mio
Dio, ho una ragione grande
per
dedicarmi interamente al tuo servizio,
per
offrirti la mia vita e tutto quello che sono,
per
consumare tutto ciò che è in me a gloria tua.
Infatti
ti appartengo sotto tanti punti di vista.
Tu
non sei solo il mio creatore e Redentore,
così
come lo sei per tutti gli altri uomini;
tu
sei il mio benefattore particolare,
perché
mi hai applicato i tuoi meriti
in
un modo tutto speciale.
Tu
sei il mio amico generoso
che
ha dimenticato tutte le mie ingratitudini.
Tu
sei il mio tenero Padre
che
ha portato questo ribelle sulle sue spalle,
riscaldandolo
col tuo cuore,
lavando
le sue piaghe.
Dio
buono, Signore misericordioso,
mille
anni spesi al tuo servizio,
sacrificati
a gloria tua
sono
la minima che la tua gloria possa esigere da me.
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