All’offertorio della messa per il funerale di Madre Teresa di Calcutta, Suor Virmala, che le era succeduta alla guida delle Suore della Carità, portò un cuscino con sopra un matita. Sì, una matita soltanto, perché Santa Teresa di Calcutta diceva di sé: «Sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata». Era stato Dio a scrivere la sua meravigliosa storia di santità, disegnare le famiglie religiose da lei fondate e l’opera immensa di carità che dall’India si è irradiata nel mondo intero.
Anche una sua carissima
amica, Chiara Lubich, all’origine di un vasto movimento ecclesiale, si riteneva
semplice strumento di Dio: «La penna – diceva – non sa quello che dovrà
scrivere. Il pennello non sa quello che dovrà dipingere. Lo scalpello non sa
ciò che dovrà scolpire. Così, quando Dio prende in mano una creatura, per far
sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona non sa quello che dovrà
fare. È uno strumento».
Pochi anni prima di loro il beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia paolina, si esprime in maniera simile: «Don Alberione – afferma parlando di sé – è lo strumento eletto da Dio per questa missione per cui ha operato per Dio e secondo l’ispirazione e il volere di Dio».
È stato il mio esordio,
questa mattina, nell’aula Paolo VI in Vaticano, davanti a 5000 giovani
religiosi e religiosi (il numero è lievitato!).
Anch’io mi sono sentito
una matita nelle mani di Dio. Come avrei mai potuto immaginare che avrei
parlato a così tante persone e in un luogo così prestigioso?
È un evento straordinario
quello a cui sono chiamato a partecipare.
La diffusione live, via
streaming, in cinque lingue, ci proietta nel mondo intero.
Ho concluso ponendo una
domanda:
Siamo
aperti a porre la nostra vita nelle mani di Dio, con piena fiducia?
Siamo
convinti che il piano di Dio su ciascuno di noi è infinitamente più grande e
appagante di quello che noi possiamo sognare e desiderare?
Ci
si può arrendere a Dio soltanto dopo aver sperimentato il suo amore. Allora ci
si può fidare ciecamente di lui e abbandonarsi, come una matita, un pennello
nelle sue mani di Artista perché, con la nostra vita, egli scriva la più bella
poesia, dipinga un’opera d’arte, componga il suo capolavoro.
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