Un po’ di pioggerellina nel
primo mattino, un po’ in serata, per il resto il tempo (il Signore?) ci ha
regalato un’altra splendida giornata di sole e di giochi di nubi. Iniziamo nella
chiesetta di Tonadico, luogo di rivelazioni e di luci. Il resto della mattinata
nell’antica pieve di Fiera di Primiero, epicentro delle storiche Mariapoli che
si sono svolte in questa vallata negli anni Cinquanta. Giovanni Cazzetta, che
allora era un giovane panettiere del posto, subito coinvolto nell’appassionante
avventura, le ha vissute tutte, nonostante le notti passate al forno. Non potevamo
avere guida migliore di lui, in questi
giorni nei quali stiamo rievocando e rivivendo gli inizi carismatici del
Movimento dei Focolari.
Già nel 1951, alla convivenza
di quelle poche decine di persone che durante l’estate si radunavano a Fiera, fu
dato il nome di «città», luogo che aveva un’unica legge: la carità. E solo la
carità ne era anche la carta d’accesso. «Non si poteva venire per assistere –
si racconta –, ma per comporre con gli altri questa mistica cittadella piena di
gioia, in cui tutti a gara servivano gli altri e affrontavano anche immani
disagi per esserne ospiti». Negli anni successivi apparvero e parteciparono,
numerosi, anche religiosi dei più vari ordini. Nel ’55 la “città” ebbe il nome
di “Mariapoli”. Nel ’56 erano rappresentati i cinque continenti; per mantenere
tutti uniti nacque il giornale Città Nuova. Nel ’58, ispirandosi all’esposizione
universale di Bruxelles, la Mariapoli volle essere una piccola “Expò di Dio”.
Infine l’estate 1959, quando la Mariapoli raggiunse il suo massimo splendore. «Vi
era radunata gente di ventisette nazioni, che parlava nove lingue diverse.
Tutti uniti consacrarono a Dio la propria terra, per far di tutti il popolo di
Dio». Da allora la Mariapoli si moltiplicò nel mondo. Ma qui si intuisce il seme
che l’ha generata, il “lievito”, come direbbe Giovani da buon fornaio.
Nel primo pomeriggio l’immersione
nella storia prosegue. Siamo guidati dalle insegne che il comune ha messo per
un itinerario sulle orme di Chiara Lubich, a cominciare dalla Baita Paradiso,
minuscola casa-fienile che ha fatto da culla al primo gruppo di ragazze. Se la
chiesa dei cappuccini e quella di Tonadico custodiscono i segreti delle
esperienze mistiche, questa baita è il luogo dove Chiara ha affidato agli
scritti la sua esperienza, componendo il suo libro “Paradiso’49”, oggetto di
studio della nostra Scuola Abbà.
Poco più sopra, la chiesa di
San Vittore, che domina la vallata, ci svela i suoi affreschi del X-XI secolo
che un sapiente restauro ha recentemente messo in luce: storie di Maria e di
battaglie, descrizione d’inferno, purgatorio e paradiso, icone di santi… Una
catechesi visiva che ricorda le verità del cielo.
Quando torniamo al nostro lavoro
intellettuale, esigente e insieme gioioso, avvertiamo che sapienza e scienza si
compenetrano in gioco di luce. Così la Scuola Abbà continua la sua bella esperienza...
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