Come
ogni mattina, apa Pafnunzio iniziò la sua preghiera rivolgendosi alla Madre. Dopo
averla lusingata con i titoli più belli, le ricordò che Gesù l’aveva affidato a
lei come figlio e quindi ne era responsabile. La invitò così a venire nella sua
casa, così come era andata in quella di Giovanni, e la pregò di sistemarla,
come nessuno meglio di lei sapeva fare, perché fosse accogliente alla venuta
del Signore.
Fu
allora che, con sorpresa e gioia, si avvide che la prima persona ad aver
trovato Gesù nell’altro era stata proprio lei, quando, ai piedi della croce
si era sentita rivolgere la parola “Donna, ecco tuo figlio”, con la quale Gesù
le indicava il discepolo prediletto. Per quanto buono e caro, come poteva Giovanni prendere il posto di Gesù? Come poteva, la Madre di Dio, accettare di essere
madre di uno dei tanti uomini? Da quel momento Maria avrebbe trovato il figlio,
Gesù, in una persona qualunque. Anche per lei valevano le parole del Figlio: “Tutto
quello che hai fatto al più piccolo dei miei fratelli, a Giovanni, l’avrai
fatto a me”. Maria credette e trovò il Figlio nella Chiesa.
Apa
Pafnunzio sentì d’amare ancora di più la Madre di Dio per quel suo atto d'accettazione, che l’aveva
resa madre sua.
Quando,
più tardi, si incontrò con apa Serapione, Maria gli suggerì che anche in lui,
sotto la rude scorza, era nascosto Gesù e lei gli era madre. I due erano dunque fratelli! l'identico Gesù.
Grazie, Apa Pafnunzio, d'avermi comunicato di Maria, sempre la prima a credere, addirittura a credere a Gesù in me! Come in Serapione!
RispondiEliminaPino L