“Nei miei molti anni di insegnamento ho seguito innumerevoli lavori e tesi sui vostri fondatori e fondatrici. Ogni studente si premura di mostrare che il proprio è stato un anticipatore del Concilio Vaticano II, ha precorso i tempi, ha creato cose nuove, ha vissuto controcorrente rispetto alla società del suo tempo, ha osato iniziative che nessuno allora si sarebbe sognato di compiere. Ciò mi ha dato sempre gioia sia perché ho potuto costatare l’azione dello Spirito che è creativo per natura, sia perché ho visto giovani religiosi e religiose entusiasti dei propri fondatori. Ma ho anche sempre rivolto loro una domanda: e adesso, nel tuo Istituto vi è la stessa audacia e creatività, si precorrono i tempi come allora? E tu, continuo interpellando lo studente, hai la stessa visione profetica del tuo fondatore o della tua fondatrice?”
È quanto ho detto verso
la fine della mia relazione - “Passer dans le monde en faisant le bien. Être des instruments de
l'amour de Dieu” - al terzo giorno del congresso dei consacrati. Un’assemblea
impressionante che ormai ha raggiunto le 6.000 presenze e che oggi in sala è
esplosa in una festa spontanea che siamo riusciti a contenere con difficoltà.
Ho parlato assieme ad
Andrzej Wodka, preside dell’Istituto Alfonsianum di Roma e a Maria Inés Vieira
Ribeiro, presidente dell’Unione dei religiosi e religiose del Brasile,
amici di vecchia data.
Uno dei presenti ha fatto
giungere sul tavolo della presidenza un biglietto con scritto: “Vorrei
ringraziarvi perché in questi giorni ho ascoltato un linguaggio riferito alla
vita consacrata più evangelico ed ecclesiale: incontro, vicinanza al popolo,
prossima…”.
Ho terminato offrendo
alcune linee per il futuro. Una di queste, che ha avuto profonda reazione, è
stata: “Occorre
mettersi insieme per concertare le risposte da dare e le iniziative da
intraprendere. Questo non soltanto all’interno dei singoli istituti di vita
consacrata, ma in una comunione tra tutti gli istituti, perché le sfide oggi
sono tali che un istituto non può presumere di rispondere da solo in maniera
adeguata. Dobbiamo lasciare che lo Spirito Santo circoli tra di noi e ci
indichi il cammino da percorrere. Possiamo sognare una nuova ecumene tra i e le
giovani consacrate e consacrati”. Il congresso di Roma è già esperienza di
ecumene.
Splendido articolo: grazie!
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