La fatica del giorno era ormai terminata. Apa Pafnunzio aveva
intrecciato corde con le rudi fibre che offriva il deserto. Durante il lavoro
monotono aveva recitato a memoria l’intero vangelo di Marco. Aveva poi recitato
i primi cinquanta salmi del salterio, aveva mangiato pane di segala con le erbe
cotte raccolte nel fazzoletto di terra strappato all’arida landa. Seduto sul
sasso fuori della cella, appoggiato alla roccia, guardava incantato
l’accendersi delle stelle su in cielo. Da quanti anni guardava le stelle al
calare della notte? Eppure non si era mai stancato e ogni sera lodava Dio per
quello spettacolo che sempre gli appariva nuovo e lo lasciava attonito. “Le
chiama ognuna per nome”, dicevano di Dio le Scritture. Dunque Lui le conosceva
tutte, ad una ad una, e ognuna di essa per Lui aveva un nome! Davvero
onnipotente era Iddio e onnisciente. Se conosceva le stelle per nome, quando
più conosceva per nome ogni uomo e donna sulla terra, ogni monaco del deserto…
Conosceva per nome anche lui, Pafnuzio!
Rientrò nella cella e accese la candela davanti all’icona della Vergine, la Madre di Dio, la Teothokos, per cantare l’inno della notte.
Rimase infine in silenzio. Non guardava più la Tuttabella, che amava con tutto
l’affetto del cuore, ma la fiammella che bruciava davanti ad essa e che aveva
rimpicciolito il lume, prossimo ormai ad estinguersi. Spontanea fiorì la
preghiera sulle sue labbra: “Quella candela si consuma per dar vita alla
fiamma; dammi, Signore, di consumare la mia vita per te, come una candela…” (I detti dei Padri del deserto di Scite,
39)
Carissimo Padre Fabio, che dono questi Padri del deserto! Forse ne sei a conoscenza, ma una simile frase l'ha detta Marco Tecilla quando era in chiesa a Tonadico con Chiara. Guardando le candele accese - scrive - mi venne spontanea una preghiera: Gesù, quelle candele si consumano per dar vita alla fiamma; dammi di consumare la mia vita come una candela per te.
RispondiEliminaBuon fine settimana.