Dalla piana tra Monteferrato e
Montalbano all’appennino Tosco-Emiliano per visitare il santuario di Bocca di
Rio, giuridicamente nella diocesi di Bologna, ma affettivamente santuario della
città di Prato. Venne infatti a Prato una delle veggenti della Madonna,
Cornelia Evangelisti, vi divenne Monaca, e una volta superiora ebbe la forza di
fermare alle porte del monastero le truppe spagnole che stavano mettendo a
ferro e fuoco la città nel famoso sacco di Prato del 1512, cinquecento anni fa.
Era il 16 luglio 1849 quando Donato
e Cornelia, bambini con le pecore al pascolo, quando, mentre stavano in preghiera,
videro improvvisamente una signora con in braccio un bambino, che subito
riconobbero per la Madonna. “Tu, Donato, ti farai sacerdote – disse loro – e tu,
Cornelia ti farai monaca. Desidero che in questo luogo venga costruita una
chiesa in mio onore e a quanti verranno qui a pregarmi prometto protezione e
grazie”. È così da più di cinquecento anni. Le numerose grazie sono
testimoniate da commoventi e semplici ex voto appesi alle pareti della chiesa.
Lassù tra le montagne, in quella verde
valletta incantata, nel cortile erboso tra il loggiato della chiesa e l’accogliente
chiostro, si rinnova continuamente il miracolo di persone che vanno a visitare
Maria, a pregarla, a confidarsi con lei. Un santuario locale, a dimensione
umana, dove ogni volta ci si trova a casa e si avverte la presenza viva di
Maria.
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