È
appena uscito un libro curato da G. Sánchez Griese (Vita consacrata e nuova evangelizzazione. L’imprescindibile
complementarietà, Edizioni Ares, Roma 2012) che riporta, tra gli altri, un
mio contributo: La forza del carisma
nella Nuova Evangelizzazione, p. 83-102.
Termino
evocando i tre tipi di amore che stanno all’origine carisma e che devono essere
sempre presenti per assicurarne la vitalità:
All’origine
di ogni fondazione troviamo un eros,
una passione, un’attrattiva irresistibile per un progetto evangelico e
apostolico che lo Spirito fa brillare davanti al futuro fondatore o fondatrice.
L’eros li strappa alla limitatezza
della loro esistenza. La luce è talmente grande da non far loro considerare le
difficoltà che potrebbero frapporsi alla realizzazione del sogno intravisto.
Sperimentano una forza e un’audacia a cui nulla potrà resistere, nella convinzione
che “Omnia vincit amor”. Senza questa passione non può nascere nessun
progetto di nuova evangelizzazione.
Perché
la spinta potente dell’eros possa
concretizzarsi nell’opera a cui i fondatori sono chiamati, occorre che
quell’amore si trasformi in philia.
L’idea luminosa, la passione per attuare il progetto intravisto, deve essere
comunicata e condivisa con altri. Accanto al detto di Virgilio potremmo citare
quello altrettanto famoso di Aristotele: “Tra gli amici tutto è comune”. A differenza di un artista, mosso anch’egli
dall’eros creativo, il fondatore non
persegue da solo la propria intuizione, non crea la propria opera d’arte come
espressione di genio solitario. Piuttosto sa coinvolgere altri, attorno a sé,
infondendo in essi le medesime idealità; li fa vibrare all’unisono e con loro
dà vita ad una nuova creazione. Senza questa condivisione, che si fa comunione
fino alla ricerca comune, non prende corpo il progetto di una nuova
evangelizzazione; essa è necessariamente espressione di un gruppo di amici, di
compagni, di fratelli.
Mosso
dall’eros e sostenuto dalla philia il fondatore, e con lui il suo
progetto, non ha futuro se l’amore non trova la sua terza espressione, l’agape. Nell’impatto con la realtà cruda
del mondo verso il quale il fondatore è attratto, nelle difficoltà che possono
sorgere all’interno della comunità, nelle contrarietà sul versante sociale ed
ecclesiale, l’eros iniziale può
oscurarsi, la philia sembra venir
meno. Perché il progetto vada avanti occorre adesso essere mossi dalla fede
nella cose che più non si vedono, dalla volontà di donazione senza limiti alla
causa: dall’agape, appunto. Dopo
quello di Virgilio e di Aristotele, conviene ora citare Gesù stesso: “Nessuno
ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). L’amore, fatto agape, è pronto al sacrificio, al dono
di sé.
È
questa terza espressione dell’amore, l’agape,
ad assicurare alla nuova evangelizzazione la sua riuscita.
Nessun commento:
Posta un commento