Mattinata allo Scolasticato. Sono 19 gli
studenti oblati di teologia, anche se in questo momento di vacanza soltanto la
metà sono a casa; gli altri sono lavorano negli ospedali per un periodo di tirocinio.
Celebro la messa e mi intrattengo a lungo con loro. Volti belli, pieni di
speranza.
Accanto la casa degli Oblati anziani a
malati, dove sono ospite in questi giorni. Vengono seguiti con molta cura, in
un ambiente bellissimo, pieno di verde, dove godono il meritato riposo dove una vita dedicata alla
missione.
Così giovani e anziani abitano accanto,
in una felice osmosi.
Nel pomeriggio una visita al vecchio
centro storico costruito dagli Spagnoli nel 1500: “Intramuros”, con le
roccaforti, le mura sulle quali si passeggia, la chiesa di sant’Agostino, la
cattedrale, le strade acciottolate; rivivi il fascino antico del periodo
coloniale.
Ad un fast-food prendiamo un pezzo di
pizza al taglio, ma mi va di traverso perché fuori un bambino e una bambina
sono incollati alla vetrina: sognano di poter gustare anche loro, un giorno, un
pezzo di pizza, fino a quando la guardia del locale li manda via.
È ormai buio quando decidiamo di andare
alla metropolitana a piedi, senza prendere il jeepney, il più economico,
rumoroso e polveroso mezzo di trasporto mai inventato. E qui la tragedia.
Camminiamo per una mezz’ora sul marciapiede lungo la foce del fiume Pasig verso la
metro. Fino ad oggi avevo visto la gente che vive sui marciapiedi sempre
dall’auto. Questa volta mi sono trovato a camminare in mezzo a loro, per la
maggior parte donne e bambini; gli uomini sono già per la città a rovistare
nella spazzatura. I bambini più piccoli dormono su uno straccio, un pezzo di
cartone, un semplice ciuffo d’erba che spunta tra le mattonelle. Le mamme
stanno preparando i più grandicelli per la notte. Intanto su poca brace un
pentolino. Tutti mi salutano con poche parole inglese: essendo un bianco sono
sicuramente un americano! Il cielo lampeggia e riecheggia di tuoni. Forse tra
poco pioverà. Dove andranno a dormire? Sotto i lunghi ponti dei cavalcavia,
delle sopraelevate, delle metropolitane che corrono anch’essere sopra le strade?
Ho ripensato alle capanne dei villaggi zulu incontrati in Sud Africa o quelle
visitate nelle campagne del Senegal e nella Guinea Bissau: mi sono sembrate
umanissime. Qui, nella città, il degrado e la disumanizzazione.
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