Manila mi svela un altro volto, quello
degli Oblati. Innanzitutto Caloocan City, una delle sette che compongono la
Grande Manila.
La
scuola superiore Notre Dame ci apre le porte con i suoi 3000 studenti. Il
direttore, Oscar Lucas, è un giovane Oblato e crede nella sua missione. Sa
coinvolgere i 200 professori e gli altri impiegati nel progetto missionario che
lega la catena di Scuole Notre Dame a cui gli Oblati hanno dato vita nelle
Filippine. L’edificio principale porta il nome de Mazenod e una sua bellissima
statua campeggia nella cappella. “La nostra identità? – si legge nel grande pannello
all’ingresso – Una comunità ispirata dal carisma oblato. La nostra prospettiva? Evangelizzare
attraverso una educazione qualificata. La nostra missione: Formare cristiani
filippini che siano all’altezza dei loro compiti e competitivi in ogni campo”.
Nell’ufficio del direttore le parole di sant’Eugenio, stampate su un altro
grande quadro, gli ricordano
costantemente il suo programma: “Aiutare le persone a diventare prima umane,
poi cristiane e infine sante”. Nell’edificio per la pratica
turistico-alberghiera, gli studenti ci hanno preparato un raffinato spuntino,
degno di un grand hotel.
Ora
siamo nel santuario della Madonna delle grazie, una delle più grandi parrocchie
di Manila: 200.000 abitanti. Organizzatissima, con decine di edifici,
dall’ambulatorio, le sale di assistenza ai poveri, l’associazione dei laici che
condividono il carisma oblato… fino ad un grande moderno edificio signorile,
che risulta essere, secondo gli usi del posto, il cimitero parrocchiale, con le
urne cenerarie… Ce n’è insomma per tutti i gusti. Gli impiegati nei vari uffici
sono una trentina, più numerosissimi volontari, inimmaginabile da noi. Il cuore
di tutto, naturalmente, è il santuario. Vi passo un paio d’ore in preghiera e assisto
a un via vai costante di persone che passano davanti alla Madonna: bussano al
suo vetro, si segnano, si fermano in prolungato silenzio… La maggior parte sono
giovani (ma presto mi accorgo che per tutta la città ci sono soltanto
giovani…).
Nel
pomeriggio una seconda parrocchia, nata all’inizio degli anni Settanta in mezzo
a un grande quartiere di baraccati. Lentamente, anche grazie agli Oblati, la
zona si è sviluppata, anche se mostra ancora i volti della povertà. Assieme al
parroco ci accolgono alcune impiegate (qui sono soltanto 11, oltre naturalmente
i volontari) e ci raccontano la vita della parrocchia (ogni domenica una decina
di battesimi e matrimoni…). 100.000 gli abitanti, con cinque cappelle in
altrettanti rioni, ma non bastano e, a rotazione, la messa viene celebrata
nelle strade…
Infine torniamo a Quezon City, ad un
grande centro per corsi e ritiri, con un immenso parco. Ospita fino a 300
persone alla volta. Anche adesso c’è un bel gruppo di chierichetti (ragazzoni
dai 15-16 anni) con il loro cappellano oblato e coppie di fidanzati…
Mi pare che neppure da queste parti agli
Oblati manchi la fantasia.
La giornata termina in un’altra città
della Grande Manila: un ambiente diverso da quelli visti fino ad ora, con la
povertà in primo piano, i marciapiedi dove, sotto un telone, vivono in
permanenza le famiglie… Siamo in mezzo a grattacieli, a locali pieni luci, a
strade piene di vita, a frotte di giovani che passeggiano godendosi il venerdì
sera…
I
mille volti di Manila.
Nessun commento:
Posta un commento