giovedì 17 maggio 2012

Con gli angeli nel degrado di Manila



Soltanto gli angeli avrebbero potuto portarmi in uno dei tanti inferni di Manila, in queste terribili bidonville di miseria e di degrado morale. Loro ci vivono, accanto alla gente, amate e venerate. Una bambina, che non si staccava da una di loro, continua a dire: “È mia mamma!”. Sì, sono le suore. Quali? Non ha importanza, le suore sono sempre le suore, ovunque. Ci sono i ricchi sfondati a Manila, ci sono quartieri moderni e lussuosi, ma dall’altra parte della strada ci sono anche queste sacche di povertà. In baracche miserrime, tra scoli di acque putride, vivono a migliaia. E loro, le suore, sono lì, vicine, pronte a portare qualcuno all’ospedale, ad aiutare la tredicenne già mamma, a dotare i bambini dell’occorrente per la scuola – almeno fino a quando non decidono di abbandonare tutto per continuare la vita di strada dei genitori…
Una donna con suo ragazzo vende poche cose ammucchiate su quello che chiamano il carrettone (un carrettino, a dire la verità), all’angolo della strada principale: è anche la casa dove insieme dormono la notte. Gli uomini sono seduti su vecchie casse a passare il tempo, altri dividono i metalli raccolti per strada o setacciano i sacchi di spazzatura accumulati durante la notte. Le donne tengono in braccio i bambini, lavano un panno nell’acqua sporca, cucinano nell’unica pentola. Metto la testa nelle catapecchie, pochi metri quadrati: pochi panni, gente che pigrotta. Eppure tutti che sorridono, che salutano, che mi danno il benvenuto nelle Filippine. Ma basta una malattia – la tubercolosa fa strage – ed è subito tragedia. In una casa c’è un morto imbalsamato, mentre fuori, ai tavolini appositamente preparati, i vicini giocano a carte e lasciano qualche soldo: in dieci, quindici giorni si potranno raccogliere i soldi per il funerale, altrimenti… ci sono sempre le suore che convinceranno le pompe funebri o il comune a fare uno sconto in ragione della povertà…
Li ho conosciuti a Roma, questi angeli, e ora me li ritrovo qui: in mezzo al fango non si sporcano le ali, anzi, vi vedo riflessi d’oro.

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