Signore mio e Dio mio.
Quanti anni avevo quando il babbo, chinato su di me, sussurrava e mi suggeriva queste parole? Tre, quattro anni?
Il sacerdote elevava l’ostia nel silenzio della chiesa inondato dal tintinnio del campanellino. Era Gesù, di nuovo sospeso tra cielo e terra, che si offriva al Padre e univa Cielo e terra.
In quella sospensione d’un attimo, eppure eterna, la nostra adorazione:
Signore mio e Dio mio.
Imparavo a conoscerlo, a riconoscerlo.
Innalzato, attirava tutti a sé.
Tutti. Anche me.
Mi ha attratto al punto che adesso sono io ad offrirlo al Padre e all’adorazione dei fedeli (con la segreta speranza che tra i banchi ci siano ancora dei padri che insegnino ai figli:
Signore mio e Dio mio).
Non conto più le persone che mi raccomandano: “Al momento dell’Elevazione ricordami al Signore”. Vogliono essere tutti lì, in quell’istante eterno, perché lì è l’Amore, lì è la Vita.
Carissimo Padre Fabio grazie infinite, come sempre i suoi scritti toccano le corde più profonde del mio animo.
RispondiEliminaMaria Teresa Baselice