lunedì 23 aprile 2012

Il cuore nel cielo e il cielo nel cuore


“La loro mente e cuore dovrà il più che sia possibile essere occupato di Dio o delle cose spettanti dell’anima”.
Così san Giuseppe Benedetto Cottolengo pensava le persone contemplative. Lui stesso avrebbe essere una di loro, come racconta un testimone: “Ricordo aver sentito da lui medesimo, e ciò sugli ultimi anni della sua vita, come l'unico suo desiderio, che sentivasi in cuore, sarebbe stato di potersi rimanere, se fosse volontà di Dio, solo in luogo silenzioso con Gesù Cristo, e poi da questa contemplazione partire per unirsi col suo Dio”.
Così, tra le sue tante iniziative c’è la fondazione del monastero di Cavoretto, che aveva lo scopo di pregare per il bene della Chiesa universale.
Sulla collina torinese è ora uno dei sei monasteri cottolenghini. L’ho visitato al termine del convegno sul carisma e anch’io. Un luogo incantevole. All’orizzonte il Moncenisio candido di neve. Le 20 monache mi aspettano con gioia e mi ascoltano incantate (ci vuol poco per incantare le monache), mentre gli racconto di santi e santità. Tra tutte suor Eleonora, che ha fatto la tesi con me al Claretianum. Come il Cottolengo, sarei voluto rimanere in quel “luogo silenzioso con Gesù Cristo”. 

Nessun commento:

Posta un commento